La Chiesa di Persia e il "Primato Petrino" (Storia della Chiesa)

Il sito del monastero di santa Elisabetta di Minsk ci offre un articolo molto interessante su come la figura di san Pietro Apostolo e il suo discusso primato non sia nato a Roma, come tutti pensano, ma nella Chiesa di Persia. 

Una illustrazione dal Vangelo Nestoriano, custodito alla BnF

Sebbene Roma ritenga Pietro e Paolo i fondatori della prima comunità romana e tutti conosciamo la teoria del papato come fondato da Pietro stesso, l'idea della primazialità nella Chiesa basata sulla preminenza di Pietro non nasce a Roma, ma trovò la sua prima apparizione nella Persia del V secolo. 

La Persia dei primi secoli dell'Era Cristiana era un territorio per la maggior parte di fede zoroastriana, ma erano nate diverse diocesi cristiane con gruppi attivi di fedeli che producevano anche spiritualità di una certa vitalità. Questi gruppi cristiani erano eterogenei fra loro e vi erano sia nestoriani che ortodossi. I vescovi di Ctesifonte, la capitale dell'Impero Sassanide, cercarono di diventare il punto di riferimento per i cristiani persiani nel IV secolo ma non ci riuscirono: il vescovo Simeone Sabbaia (+345) trovò perfino il martirio durante le persecuzioni dello Shah Shapur II (309-379) sotto il cui lungo regno la Chiesa in Persia soffrì una durissima recessione. 

Il successore di Shapur, Yazdegerd I,  intrattenne rapporti amichevoli con l'Impero Romano d'Oriente e fermò la persecuzione dei cristiani, permettendo loro di indire un Concilio, che avvenne nel 410 d.C. I cristiani locali adottarono gli statuti del Concilio di Nicea e il Credo Niceno e, sorprendentemente, anche questa formula: il vescovo di Ctesifonte diventava << Catholicos, Arcivescovo d'Oriente, Grande Metropolita e guida di tutti i vescovi come fosse Cristo stesso >> [1]. Si potrebbe pensare che un simile titolo sia il tentativo di darsi importanza pur essendo una sede secondaria, ma dal punto di vista politico non fu così. Il Synodicon Orientale conferma una rigida organizzazione della Chiesa di persia. 

Il nuovo Shah nominò il Catholicos di Ctesifonte come "ufficiale regio" e forzò sotto la sua autorità tutte le altre diocesi, cercando di emulare ciò che i monarchi a Costantinopoli avevano fatto col proprio patriarca. La mancata conoscenza della religione (lo Shah era zoroastriano e la sua consorte era di religione ebraica) portò le cose ad un certo formalismo di fondo e ad una mancata organizzazione dal basso. In Persia, il Catholicos divenne la "unica fonte spirituale della gerarchia locale" mentre nel resto della Cristianità i rapporti fra vescovi e patriarchi erano molto fluidi e liberi [2]. Nonostante l'impegno del governo, alcuni vescovi delle regioni occidentali preferivano sostenere Antiochia come polo di potere. Questo per ovvi motivi: l'antichità della Sede, la ricchezza dell'urbe, e le sue attrazioni culturali. I vescovi persiani della fazione antiochena premevano sul concetto che, poiché Pietro aveva governato la Chiesa d'Antiochia, il primato della stessa sull'Oriente doveva essere evidente e perorato [3] I vescovi di Antiochia si sentirono lusingati dalla proposta e presto iniziarono a pretendere dal governo persiano quel riconoscimento. Al fine di sistemare la cosa e confermare l'autocefalia di Ctesifonte "dall'alto", lo Shah permise un secondo Concilio nel 424 d.C. Fra i canoni di questo secondo Concilio, sempre riportati nel Synodicon, anche il Catholicos di Persia possiede "l'autorità di Pietro" e quindi risulta intoccabile e "poiché Cristo stesso appuntò Pietro quale giudice supremo della Chiesa, nessuno può contestare le decisioni del Catholicos suo successore" [4]. 

Prima che Roma iniziasse a pretendere questo ruolo, la Chiesa di Persia lo utilizzò in forma locale per manifestare la propria maturità ecclesiastica. Le pretese petrine della sede di Ctesifonte, caduta poi nel Nestorianesimo, portarono i missionari persiani a volgersi a Oriente, convertendo al cristianesimo nestoriano le tribù delle steppe, alcune popolazioni mongole e la Cina, diventando una delle Chiese più floride e dalla storia più travagliata dell'Alto Medioevo. 

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FONTI E NOTE

1) Synodicon Orientale/ Ed. et tr. Chabot J.-B. Paris, 1902, pp. 254-255

2) Ibidem, pag. 271-3

3) Ibidem, pag. 289-292

4) Ibidem, pag.  294 e ss. 

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