Sant'Elia di Murom, i cavalieri erranti e la cristianizzazione della Russia

Abbiamo scelto oggi di presentare un articolo dai tratti più storici, ma per raccontare invece una curiosa usanza tipica del mondo russo, ovvero una comunione particolare fra l'aristocrazia guerriera e il mondo monastico. 


Cavaliere al bivio, Viktor Vatzenov, 1882

I bogatyr (in russo  богатырь) erano dei cavalieri erranti, liberi da ogni legame vassallatico a differenza dei boiardi (боляри) i quali invece erano nobili e cavalieri serventi un principe o un re, dotati di terra e castelli. I bogatyr erano ben amati dal popolo, che spesso veniva soccorso e aiutato da queste figure, in special modo contro i briganti e i nomadi delle steppe. Nati nel X secolo insieme con la prima Rus, i cavalieri erranti furono in breve associati agli ideali virtuosi e inseriti nei canti popolari noti come bylina ( были́на), ballate epiche non del tutto dissimili dal Ciclo di Re Artù, che noi conosciamo meglio. I poemi epici erano cantati dai kalika (Кали́ка), dei bardi itineranti. Nei poemi epici russi la trama si sviluppa da eventi reali sui quali sono ricamati dettagli fantastici o ingigantite situazioni pittoresche ai fini dell'intrattenimento degli ascoltatori. Molte storie cantano di cavalieri erranti molto forti che sconfiggono mostri e liberano città da demoni e tiranni pagani, aiutando i vescovi e i cristiani locali a cristianizzare la regione. Il più famoso bogatyr russo è, curiosamente, un santo, una persona vissuta realmente. Si tratta di Sant'Elia di Murom. 

Sant'Elia di Murom (festa 1/14 gennaio) è il più famoso e leggendario fra i cavalieri russi medievali, che gode di un Ciclo Epico tutto suo, con oltre 52 versioni che raccontano delle sue quindici imprese cavalleresche prima del suo ritiro al Monastero delle Grotte di Kiev, dove piamente passò gli ultimi tempi della sua vita in una santa esistenza. Si narra che per 33 anni il futuro santo della Lavra fosse un invalido che viveva appoggiato ad una roccia, perché non poteva camminare. Abbandonato dai genitori, sopravviveva con la carità della gente. Il famoso Sviatogor ("Montagna Sacra", tradotto letteralmente), un grande cavaliere errante, insieme con due pellegrini che passavano per la città di Murom, lo sanò e gli insegnò l'arte guerriera, dopo tre giorni passati insieme in una cavità della terra. Da quel momento, Sviatogor lasciò la sua armatura e le sue conoscenze al giovane uomo, e dopo l'investitura morì, passando così il testimone a Elia. Da quel momento, il bogatyr Elia di Murom visse girovagando per la Russia aiutando i poveri e i bisognosi, sconfiggendo mostri e demoni incarnati, e consigliando i principi. Fra le sue imprese più interessanti vi sono lo scontro fra il leggendario cavaliere khazaro Zidovin (da zid, ebreo, il cui vero nome è sconosciuto) e il combattimento fra Elia e un mostro [1] evocato dai pagani, detto semplicemente l'Idolo (Поганое Идолище). Il guerriero Elia è talmente famoso da venire menzionato anche fuori dai confini nazionali, finendo nella  Þiðrek Saga (XIII secolo) nelle fredde terre scandinave. Sulla vita di sant'Elia di Murom gli studiosi si sono dedicati a svariate interpretazioni basandosi sui Poemi, con visioni più psicologico-allegoriche sia più storiche, a seconda della scuola interpretativa. In uno dei suoi viaggi a Kiev, il santo distrugge un demone a forma di uccellaccio enorme che imperversava sull'urbe, e rifiuta anche le ricchezze che gli abitanti offrono come ringraziamento. Il nostro eroe incontra san Vladimir di Kiev, il primo re cristiano, col quale all'inizio ha uno screzio e un rapporto conflittuale, salvo poi guadagnarsi la sua fiducia e amicizia. Le peripezie di sant'Elia nei suoi anni di guerriero non si contano, finché, giunto negli ultimi anni di vita, consegna le sue armi ad un altro giovane, perpetuando l'investitura dei bogatyr, e passando il tempo rimanente della sua vita nella Lavra di Kiev come un pacifico monaco. Il suo corpo incorrotto fu riscoperto nella profondità della Grotte da un monaco nel XVII secolo e da allora è venerato insieme a tutti gli altri Padri della grande abbazia.


Il corpo incorrotto di sant'Elia di Murom

Poiché l'esame effettuato sul corpo da una equipe medico-scientifica nel 1988 dimostrò sia un difetto al midollo spinale (prova della sua guarigione miracolosa) sia un colpo di lancia mortale al petto, si deduce che sia stato ucciso durante l'assedio di Kiev nel gennaio del 1203 a opera del Doge di Novgorod, Rurik Rostislavich. Nonostante la sua aurea leggendaria e la sua fama, sant'Elia non ha meritato un posto nel Paterikòn della Lavra di Kiev, nonostante il corpo incorrotto, segno di santità.  La spiegazione generalmente adottata è che passò troppo poco tempo come monaco per essere inserito nel Martirologio o Sinassario del Monastero. Non sappiamo nulla della sua ultima battaglia, quella ascetica, ma conosciamo bene le sue gesta di guerriero. Le coppie russe pregano sant'Elia di Murom per avere figli. Sant'Elia di Murom è compatrono delle forze armate russe insieme a san Michele Arcangelo.

Sant'Elia di Murom, prega per noi!
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NOTE  E COMMENTO

1) Gli Idoli Pagani (Поганое Идолище) erano grossi spiriti incarnati o creature mostruose appartenenti alla demonologia medievale cristiana ortodossa russa, una sorta di golem pagano creato dai sacerdoti pagani facendo incarnare un demone all'interno di un kapishche, una statua di legno intagliata di uno spirito o divinità, solitamente poste dinnanzi ai templi pagani.  Una versione più storica e meno mitologica suggerisce che sant'Elia di Murom abbia affrontato e distrutto una comunità pagana, eradicando la statua, anche se non possiamo sapere con quali demoni un cavaliere del XII secolo dovesse confrontarsi. 

In foto, un kapishche della divinità slava Svarozhich presso il tempio di Krasotinka (Kaluga). Ebbene sì, purtroppo i neopagani slavi fanno sul serio e hanno sia una gerarchia clericale che luoghi di culto veri e propri. Questo piccolo palo è in realtà il corrispettivo di una "cappella", giacché i pagani slavi hanno templi veri e propri con complessi rituali e ufficiature cantate, in larga parte copiate dal rito greco-ortodosso.



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