Storia della Medaglia di san Benedetto (parte II) - Latinita' ortodossa

Prosegue il saggio di Aloisio Alessio Gullo sulla storia della famosa medaglia miracolosa.



Il pluteo di Montecassino nel XI secolo

“Nell’anno stesso in cui doveva morire, annunziò il giorno del suo beatissimo transito ai suoi discepoli, alcuni dei quali vivevano con lui ed altri che stavano lontani. Ai presenti ordinò di custodire in silenzio questa notizia, ai lontani indicò esattamente quale segno li avrebbe avvisati che la sua anima si staccava dal corpo. Sei giorni prima della morte, si fece aprire la tomba. Assalito poi dalla febbre, cominciò ad essere prostrato da ardentissimo calore. Poiché di giorno in giorno lo sfinimento diventava sempre più grave, il sesto dì si fece trasportare dai discepoli nell’oratorio, ove si fortificò per il grande passaggio ricevendo il Corpo e il Sangue del Signore. Sostenendo le sue membra, prive di forze, tra le braccia dei discepoli, in piedi, colle mani levate al cielo, tra le parole della preghiera, esalò l’ultimo respiro. In quel medesimo giorno, a due fratelli, uno dei quali stava in monastero, l’altro fuori, apparve una identica visione. Videro una via, tappezzata di arazzi e risplendente di innumerevoli lampade, che dalla sua stanza volgendosi verso oriente si innalzava diritta verso il cielo. In cima si trovava un personaggio di aspetto venerando e raggiante di luce, che domandò loro di chi fosse la via che contemplavano. Confessarono di non saperlo. «Questa – disse egli – è la via per la quale Benedetto, amico di Dio, è salito al cielo». Così i presenti e i lontani videro e conobbero da quel segno predetto la morte del santo.”
Anche in questa visione di Santa Geltrude trovano significato le parole EIUS IN OBITU NOSTRO PRAESENTIA MUNIAMUR, incise sulla medaglia.
(“Ci difenda nella nostra morte con la sua presenza”), che rimanda al ruolo riconosciuto a san Benedetto nella buona morte.

Ma vediamo anche che la particolare protezione di san Benedetto in punto di morte affonda le radici in epoca ancora più antica e oltre ad essere presente ed estesa a tutti i cristiani nella rivelazione fatta a Santa Geltrude, la troviamo nella cd “apparizione dell’angelo a San Benedetto” ed é riportata in un’antichissima lapide nell’isola di Lerins.

ORACULA A DEO PER ANGELUM SS. P. BENEDICTO ENUNCIATA
1. Ordo tuus usque ad finem mundi stabit,
2. Ultimis temporibus in Ecclesia Romana fidelissime regnabit, et plurimos in fide confortabit.
3. Nullus in Ordine tuo morietur nisi in statu salutis. Quod si male incipiat vivere, et non desistat, confundetur: vel ab eo ejicietur, aut per se egredietur.
4. Omnis qui Ordinem tuum persequetur, nisi resipiscat, vita ei breviabitur, vel mala morte morietur.
5. Omnes qui Ordinem tuum diligent, bonum finem consequentur.
(Ex monumentis Sacrae Insulae Lyrinensis, quae fusius refert Arnaldus Wion in Chronolog).

Molto sinteticamente: il tuo ordine durerà fino alla fine dei tempi- Il tuo ordine regnerà fedelissimo nella chiesa romana negli ultimi tempi e conforterà molti nella fede- nessuno nel tuo ordine morrà in stato di peccato mortale, perché se dovesse trovarsi in tale condizione ne uscirà prima – coloro che perseguiteranno il tuo ordine saranno puniti e avranno vita breve -  
Da entrambi le tradizioni nasce la croce della “Buona morte” che vediamo spesso in giro e consistente nel crocifisso con a centro la croce di san Benedetto.
Anche questa tradizione lerinense trova spunto in quanto ci ha tramandato san Gregorio papa nei suoi Dialoghi: 

“In seguito ai consigli del Padre Benedetto, era venuto alla vita monastica un nobile di nome Teoprobo, e il santo aveva con lui una confidente familiarità, perché era uomo di integerrimi costumi. Entrò un giorno nella stanzetta del Maestro e lo trovò che spargeva amarissime lacrime. Attese a lungo in silenzio, ma le lacrime non accennavano a finire. Appena però si accorse che l’uomo di Dio non piangeva per fervore di orazione, come spesso gli succedeva, ma per un grave dolore, si avvicinò e gli chiese il motivo di tanto cordoglio. Rispose subito l’uomo di Dio: «Tutto questo monastero che io ho costruito e tutte le cose che ho preparato per i fratelli, per disposizione di Dio Onnipotente, sono destinate in preda ai barbari. A gran fatica sono riuscito ad ottenere che, di quanto è in questo luogo, mi siano risparmiate le vite». Le parole che allora Teoprobo ascoltò, noi le vediamo oggi avverate: ci è giunta difatti la notizia che proprio di recente il monastero è stato distrutto dai Longobardi. Sono entrati difatti in monastero di notte, . durante il riposo dei fratelli, hanno rapinato ogni cosa, ma non sono riusciti a impadronirsi di una sola persona. Dio onnipotente ha così mantenuto quel che aveva promesso al fedele servo Benedetto, che cioè dando il monastero in balìa dei barbari, avrebbe però custodito le vite. Mi sembra che in questa circostanza Benedetto possa paragonarsi all’apostolo Paolo: allorché tutte le cose della sua nave andarono in fondo al mare, egli ottenne la consolazione di veder salva la vita di tutti quelli che lo accompagnavano.”
Riprende infatti la promessa del Signore che avrebbe risparmiato la vita ai suoi monaci, anche nella più tragica  delle situazioni.

Ai piedi del santo è posta la scritta “ex S M Casino MDCCCLXXX” (dal Santo Monte Cassino 1880), che commemora, nell’anno del Giubileo 1880, il 1400esimo anniversario della nascita di san Benedetto (480). Va comunque precisato che oltre alla versione giubilare, certamente la più diffusa, esistono altre versioni della medaglia o croce di san Benedetto, con alcune differenze grafiche, in special modo nell’iconografia del fronte.

L’altra faccia della medaglia, probabilmente la più nota, presenta la raffigurazione di una croce greca, sormontata dalla scritta “Pax” (“Pace”), motto dell’ordine benedettino. I Padri ci insegnano che nella croce è raffigurata tutta la perfezione cristiana , nel basso del legno leggiamo la fede, la speranza e nella parte che scende nel profondo della terra, la vittoria su satana. Nel legno in alto vediamo il cielo aperto dal sacrificio della croce e in quello orizzontale vediamo l’ampiezza della carità, volto a oriente e a occidente che allude a tutto il mondo redento.  Nei quadranti attorno alla croce troviamo l’incisione CSPB -Crux Sancti Patris Benedicti (Croce del Santo Padre Benedetto). La scansione delle lettere segue poi l’asse verticale della croce CSSML - Crux Sacra Sit Mihi Lux (la Santa Croce sia la mia luce)
e quello orizzontale NDSMD- Non Drago Sit Mihi Dux (non sia il demonio il mio condottiero)
e infine le lettere poste lungo il bordo della medaglia 
VRS-VadeRetro,Satana!(allontanati,satana!)
 NSMV-Numquam Suade Mihi Vana(Non mi attirare alle vanità)
SMQL- Sunt Mala Quae Libas (sono mali le tue bevande)
IVB. Ipse Venena Bibas (bevi tu stesso i tuoi veleni)

Le lettere racchiudono un'invocazione alla Santa Croce, con il desiderio supplicante di averla come guida ed appoggio, e l'espressione di ripudio verso Satana, al quale viene comandato di allontanarsi - con le parole di Gesù quando fu tentato da lui (Mt 4, 10) -, manifestando che non verrà prestato orecchio ai suoi suggerimenti, poiché è cattivo quello che offre. E' un'autentica professione di fede e di amore verso Cristo, con la chiara rinuncia al maligno. 
Queste lettere rappresentano una delle più note preghiere di esorcismo. Il comando “Vade retro, satana!”, vero e proprio compendio di ogni esorcismo, è riconducibile ai Vangeli (Mt 16,23 e Mc 8,33), mentre il resto della preghiera offre un parallelismo fra gli episodi di tentato avvelenamento ai danni di san Benedetto e i veleni spirituali che il Maligno tenta incessantemente di somministrare agli uomini.
Sicuramente andrebbe fatto un cenno all’aspetto teologico sul significato della Croce per il cristiano, così come un richiamo agli scritti dei Padri ed anche degli scrittori successivi all’epoca patristica, penso all’Imitazione di Cristo e alle sue parti dedicate alla croce, un classico della spiritualità, attribuito a diversi autori, ma con maggiori probabilità all’abate Gugliemo di Vercelli. Ma tutti questi approfondimenti meriterebbero altri spazi, qui ci limiteremo a dire che la vittoria sul nemico degli uomini è di Cristo stesso, della sua Santa Croce, che opera e rende possibile la vittoria del cristiano contro il maligno, neutralizzando le sue bevande velenose. 
La Croce di san Benedetto diventa così eco della consacrazione battesimale, dell’imposizione della Croce, del lavacro con l’acqua della rigenerazione, della pronuncia delle parole di rinuncia al demonio e di conferma della fede che lo inserisce nel mistero della morte e risurrezione di Cristo. 
In forza di ciò e grazie al battesimo, il cristiano che porta la medaglia è consapevole che è per la presenza del Signore Gesù e tramite una vita improntata alla grazia, che potrà tenere lontano il diavolo e le sue tentazioni. In questa certezza professata il devoto cristiano sa che nonostante tutto non mancheranno le tentazioni provocate dal maligno ed è a questo punto che invocherà il nome di Gesù,  ricorrerà al segno della croce, portandola addosso, anche grazie all’uso della medaglia in cui sono incise le parole rivolte da Gesù a satana e le parole, pronunciate nel momento più drammatico e decisivo della sua vita terrena, da san Benedetto. 

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