Il mondo e il secolo futuro (s. Clemente di Roma)

Il testo è un estratto dalla Seconda Lettera ai Corinzi di san Clemente Romano (+97). 


Il Cristo crocefisso alla basilica di san Clemente a Roma


Perciò, o fratelli, facciamo la volontà di Colui che ci ha chiamati e abbandoniamo la dimora di questo mondo senza temere d’uscirne.  Dice infatti il Signore: Sarete come agnelli in mezzo ai lupi.  E Pietro rispondendo gli domandò: E se i lupi sbraneranno gli agnelli? E Gesù disse a Pietro: Gli agnelli, dopo la morte, non debbono più avere paura dei lupi! E anche voi non abbiate timore di coloro che vi uccidono e dopo non possono farvi nulla di più, ma temete colui che, dopo la vostra morte, ha il potere di gettare l’anima e il corpo nella geenna di fuoco. Sappiate, o fratelli, che la dimora della nostra carne in questo mondo è breve e di poca durata; mentre la promessa del Cristo è grande e meravigliosa, come pure il riposo del regno futuro e della vita eterna. Che fare dunque per raggiungere questi beni, se non camminare nella santità e nella giustizia, e giudicare queste cose del mondo come estranee a noi, e non desiderarle? Poiché nell’istante in cui noi desideriamo di possederle, deviamo dalla via giusta. Non c’è nessuna altra speranza di salvezza Dice il Signore. Nessun servitore può servire a due padroni. Se noi vorremo servire a Dio e a Mammona sarà a nostro danno. Che giova infatti guadagnare tutto il mondo e perdere l’anima? Il secolo presente e il secolo futuro sono due nemici. Il primo predica l’adulterio, la corruzione, l’avarizia e l’inganno; il secondo ne sta lontano. Non possiamo quindi essere amici d’ambedue, ma dobbiamo star lontano dal primo e attenerci al secondo.  Noi crediamo che sia meglio odiare i beni di quaggiù, perché meschini, di breve durata e corruttibili, ed amare invece quelli di là, che sono incorruttibili. Facendo la volontà di Cristo, troveremo riposo; ma se disobbediamo ai suoi comandamenti, nulla ci scamperà dall’eterno castigo.  Dice la Scrittura in Ezechiele: Se risorgessero Noè, Giobbe e Daniele, non libererebbero i loro figli dalla cattività. Se uomini così giusti non possono con la loro giustizia liberare i loro figli, come potremo noi aver fiducia di entrare nel regno di Dio, se non conserveremo puro ed immacolato il nostro battesimo? E chi sarà il nostro avvocato, se non saremo trovati provvisti di opere sante e giuste? Se vogliamo ottenere la corona, dobbiamo combattere. Lottiamo dunque, o fratelli miei, sapendo che il combattimento è vicino e che alle gare corruttibili molti accorrono su navi, ma non tutti sono coronati, bensì solo quelli che hanno molto faticato e lottato valorosamente.  Noi quindi, lottiamo per conseguire tutti la corona.

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