Il salmo 50

I cristiani ortodossi recitano il salmo 50 molte volte al giorno. Alle preghiere del risveglio e a quelle della sera, al Mattutino, all'Ora Terza, alla Compieta, alla proscomidia prima della Divina Liturgia, alla Paraclisi e in molte altre occasioni. I Padri insegnano che il diacono e il sacerdote devono saperlo a memoria come requisito per l'ordinazione. 

Il salmo 50 (51 nelle bibbie cattoliche), abbi pietà di me o Dio secondo la tua grande misericordia, non è un salmo messianico nel senso stretto del termine, anche se parla della pietà divina. Questo è un salmo penitenziale, una vera e propria preghiera di pentimento. L'antefatto della composizione di questo salmo da parte del Re Davide è narrato nel Secondo Libro dei Re (2Samuele per gli occidentali), in particolare in 2Samuele 11:1-12:23. E' la storia di come il saggio profeta e re Davide cadde nel peccato della lussuria e questo lo spinse perfino all'omicidio - leggete il passo per tutti i dettagli. Una storia di peccato e redenzione, il Re Davide chiede perdono a Dio delle sue colpe tramite questo salmo, diventato iconico. Noi ortodossi ci prepariamo alla confessione leggendo, come primo fra i salmi penitenziali, proprio questo salmo. 


Il sacrificio dell'antico rituale del Tempio di Salomone

Il santo commentatore Eftimio Zigabeno [1] commenta il salmo 50 dicendo: 

<< Il salmo comincia dicendo: abbi pietà di me o Dio secondo la moltitudine delle tue misericordie e cancella il mio delitto. La parola << delitto >> è un sinonimo di peccato. Infatti fra i delitti nel regno di Israele vi era anche la amoralità sessuale associata all'omicidio (cfr. Esodo 20:15). E ricordandosi del profeta Natal il quale sentì dire il Signore ti ha perdonato i peccati (2Re 12:12) anche il re Davide, domandando misericordia, chiede che gli siano purificati i peccati. Dice san Giovanni il Crisostomo che un uomo che non ammette subito i propri falli diventa poi timoroso anche di confessarsi. Il salmista continua il suo dialogo con Dio, affermando di essere peccatore e di essere nato nel peccato fin dal seno di sua madre. Il grande Atanasio di Alessandria nella sua Lettera L a Antioco scrive: Dio il Signore ha disposto che la moltiplicazione degli esseri umani avvenga fra uomo e donna, e quindi la procreazione va compiuta con rispetto e venerazione (per Dio). San Massimo il Confessore scrive: lo scopo iniziale della Creazione era conoscere Dio non secondo il corpo, ma direttamente secondo l'intelletto. Ma poiché Adamo ed Eva caddero nel peccato e hanno corrotto la natura, anche noi ci diciamo nati nel peccato, poiché ne portiamo l'eredità. Il grande teologo Eugenio Voulgaris [2] invece sostiene che Adamo ed Eva non peccarono nell'atto sessuale perché sta scritto "crescete e moltiplicatevi" (Genesi 2:34) prima della caduta di Adamo. I Padri dicono che tramite l'atto sessuale si passa la colpa ancestrale ai figli, anche se si è cristiani, e si può cancellare solamente col Battesimo. Il salmo procede poi una frase interessante: << aspergimi con l'issopo e sarò puro >>. Secondo il divino Cirillo di Gerusalemme, questa frase è una allegoria per l'opera interiore dello Spirito Santo, il quale purifica anima e corpo e ci rende puri come all'inizio della nostra vita spirituale. Il salmo continua con la richiesta di perdono e purificazione e chiede che lo Spirito Santo rimanga in lui, nonostante il suo peccato: il profeta ha speranza che verrà ascoltato e purificato. Il profeta promette anche: se avrò lo spirito santificato, potrà convertire gli altri peccatori alle tue vie: gli empi a te ritorneranno, gli infedeli a te verranno incontro. [...] Liberami o Dio dal versamento sangue è la richiesta che gli sia perdonato l'omicidio di Urie, ma in modo analogico i demoni sono chiamati "i sanguinolenti", i quali gioiscono delle empietà, della violenza, della lussuria. Il salmo, dopo le lodi al Signore per la sua misericordia, continua domandando la benedizione per la costruzione delle mura di Gerusalemme, la quale secondo Eusebio e Cirillo di Gerusalemme è un simbolo per indicare la Chiesa, intendendo una preghiera per la fortezza della Chiesa nel mondo; e poi dice: e accetterai l'offerta di giustizia e offriranno sul tuo altare i vitelli, della quale santo Ambrogio di Milano ritiene essere il sacrificio di Cristo in modo allegorico. Eusebio di Cesarea ritiene che i vitelli invece siano i martiri, in quanto sacrificati per Cristo, e tutti i cristiani che offriranno sé stessi nel sacrificio - non per forza violento - della vita terrena, raggiungendo così l'Altare Celeste dove Cristo ufficia la divina liturgia cosmica. >>

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NOTE

1) Eftimio Zigabeno, Commento ai salmi, pag. 597-615, Iasi, 1850. Il testo è un collage degli elementi a nostro avviso più rilevanti. 

2) Zigabeno cita Eugenio Voulgaris (1716-1804) ecclesiastico accademico nonché ieromonaco, contemporaneo di san Nicodimo dell'Athos, il quale scrisse  un compendio di teologia chiamato Theologikon, stampato postumo a Venezia nel 1872. Voulgaris sostiene, al contrario di altri scrittori ecclesiastici, che il sesso in sé non è peccaminoso, perché fu comandato da Dio stesso. 

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