Lo scioglimento dei peccati e la Confessione

 

Nel mondo ortodosso attuale si trovano molte discordanze fra i vari Tipici Locali riguardo la formula di confessione dei peccati ma che possiamo riassumere in due direzioni principali: lo "stile russo" e lo "stile greco". Nel primo rituale della Confessione, diffuso anche in Bulgaria, Serbia e Romania, è entrata in vigore da diversi secoli anche la formula deprecativa occidentale ego te absolvo (io ti assolvo) mentre nel rituale greco ancora si preferiscono le formule impersonali ("è perdonato il servo di Dio...") oppure la preghiera invocativa ("ti sciolga Iddio da tutti i tuoi peccati..."). Non è questo un articolo che mira al dibattito sterile su quale delle due formule sia migliore, anche perché dai Latini, fin da quanto erano ancora in comunione con l'Ortodossia, si usava la formula deprecativa. Piuttosto, vogliamo soffermarci su come viene intesa nel Tipico. Per citare un esempio, nella concezione della Chiesa Romena [1] la formula finale di congedo del penitente, "io indegno confessore ti assolvo da tutti i tuoi peccati (...)" è da recitarsi solamente se non è prevista una epitimia o penitenza canonica e solo se il fedele è pronto a comunicarsi ai Misteri Eucaristici. 

Questa visione è corretta nel senso che l'assoluzione in sé andrebbe concessa solo a scioglimento del canone di penitenza che il fedele ha da completare in virtù dell'assoluzione promessa dalle preghiere introduttive. I canoni penitenziali sono dati per la crescita spirituale dell'individuo e per una correzione da un vizio o da una situazione spirituale danneggiata, affinché il fedele, applicandosi alle preghiere e alla penitenza datagli dal confessore, possa evolvere spiritualmente. La terapia spirituale è gestita interamente dal confessore. Ancora oggi nell'Eucologio della Chiesa Russa, ad esempio, esiste una speciale preghiera per lo scioglimento della penitenza [2]: 

Signore compassionevole, buono e amico degli uomini, che nella tua misericordia hai mandato il tuo Figlio unigenito nel mondo per annullare il documento scritto del debito delle nostre colpe, sciogliere i legami di quanti vivono nei ceppi del peccato, e proclamare ai prigionieri la liberazione, tu o Sovrano, libera nella tua bontà dal legame che lo(la) vincola anche il(la) tuo(a) servo(a) (...). Concedigli(le) di avvicinarsi senza peccato, in ogni tempo e luogo alla tua maestà, e di chiedere a te, con franchezza e pura coscienza, la tua ricca misericordia. Poiché tu sei un Dio misericordioso e amico degli uomini, e a te innalziamo la gloria, al Padre, al Figlio e al santo Spirito, ora e sempre, e nei secoli dei secoli

Oggi è invalso l'uso di recitare la preghiera assolutiva anche a coloro che sono sottoposti ad epitimia da parte del sacerdote. I fedeli sono anche abituati, nonostante non abbiano iniziato il canone di penitenza (si confessano alla domenica mattina) a ricevere la comunione comunque, con la promessa di compiere l'epitimia nei giorni a venire, spesso senza uno scioglimento vero e proprio al suo termine. Il Signore Dio conosce i cuori e sa per certo se effettivamente il penitente ha compiuto la sua penitenza o meno, ma sarebbe corretto farne sempre riferimento al padre confessore. 

La Confessione dovrebbe essere l'inizio per una vita nuova, è il sacramento della riconciliazione con Dio, il Mistero della Misericordia.  Sarebbe bene pretendere dai padri confessori una epitimia e compierla interamente, prima di esserne sciolti. Ad ogni modo, i sacerdoti hanno il potere di agire secondo coscienza. Il Sacramento della Confessione è il grande mistero della salvezza, della rigenerazione dell'anima la quale, liberata dal peso dei peccati, può intraprendere un nuovo percorso di perfezionamento spirituale e di crescita interiore. Lo scioglimento dei peccati è l'occasione per la nostra vita di non ripetere i nostri errori e di trovare stabilità, pace e libertà dalle passioni perniciose che ci muovono guerra nella nostra quotidianità. 

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NOTE

1) cfr. Prof. Univ. Dr. Viorel Sava, Taina Mărturisirii în riturile liturgice actuale, Editura Trinitas, Iași, 2004, pp. 75-86

2) trad. dell'igumeno Ambrogio Cassinasco, rettore del tempio di s. Massimo in Torino 

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