L'Ufficio delle Interore: storia e prassi

 L'Ufficio delle Interore - o, più popolarmente, le Mezze Ore - è una ufficiatura supplementare, di solito confinata alla prassi monastica, per i digiuni di Avvento, Pietro e Paolo e Dormizione, e si sviluppa nella pratica monastica della prima metà del X  secolo. La Interora (gr. Μεσώριον) segue l'Ora Canonica e viene celebrata come immediatamente susseguente la stessa, per accentuare il carattere penitenziale dell'ufficio. Ad ogni Ora Canonica (Prima, Terza, Sesta, Nona) corrisponde una sua Mezz'Ora, che viene aggiunta, secondo il Grande Tipico, "in tutti i giorni in cui si canta Alleluia al Mattutino, inclusa la Grande Quaresima. Ma la Interora viene soppressa qualora si legga la Scala del Climaco". Quindi, di fatto, se seguissimo il Tipico letteralmente, le Interore non vengono lette che poche volte in Quaresima, mentre sono presenti in tutti i giorni di magro e per i digiuni annuali. Fra XI e XII secolo assistiamo ad un ulteriore assestamento della pratica delle Ore Canoniche e troviamo due prassi fondamentali: il Tipico Eleousa (Costantinopoli di tradizione Studita) il quale prevede la recita di Ore e Interore quotidiana e comunitaria, e il Tipico Kecharitomene che invece vede le Ore Piccole come una formula di preghiera privata, e pertanto non indispensabile al ciclo pubblico. Il Tipico Kecharitomene deriva in gran parte dalla pratica antecedente del cosiddetto Tipico di Evergetis, composto per il monastero della Vergine Maria dai primi due igumeni del suddetto luogo, Timoteo e Paolo. Il ciclo liturgico quotidiano nel Tipico Evergetis viene diviso in Mattutino con Ora Prima e "predica aurorale" dell'igumeno, poi liturgia e  pranzo, Vespro e Pannychis (una sorta di veglia), cena e compieta. Le Ore Canoniche venivano concepite in tale Tipico come la preghiera della cella, riservata ai monaci nei loro momenti liberi. La recita delle Ore Canoniche con il salterio e una lettura diviene comunitaria in Quaresima e sopravvive nel rito cosiddetto della Triatikì, ancora oggi in voga nella Chiesa greca. Poiché le Ore Canoniche venivano recitate in chiesa, il Tipico di Evergetis menziona le Mezz'Ore come surrogato per la preghiera privata quando si fanno le Ore Piccole in chiesa. Spesso, Le Interore di Prima e di Terza venivano lette insieme (i "sei salmi") dai monaci di ritorno da Prima, e così i le Interore di Sesta e Nona venivano recitate prima dei Vespri. Questa pratica è confermata dal Sinassario di Evergetis. 


Una rara fotografia di un monaco ortodosso che recita le Ore dal pulpito

La pratica delle Interore come ufficio dotato di una dignità è confermata invece nel Tipico di Nicon della Montagna Nera (Siria), negli anni 1050, nei cui testi si trova che "le Mezze Ore vanno recitate in chiesa ogni giorno dell'anno senza eccezioni, che sia festa o un comune giorno" e che le Ore venivano annunciate con il suono delle campane o del simandro e la partecipazione della comunità era obbligatoria [Tipico di Nicon della Montagna Nera, in BESEVIC, pag. 27, Pietrogrado, 1917]. In questo frangente più stretto, solo i monaci che si trovavano fuori per incombenze esterne sono dispensati dalla presenza e riparano leggendo le Ore e le Mezze Ore in cella. Sappiamo che Nicon era influenzato dalla pratica liturgica del patriarca Teodosio III di Antiochia (+1059) e la pratica antiochena contaminò anche i monasteri della capitale Costantinopoli e quindi, per riflesso, tutta la Chiesa imperiale. Infatti, lo stesso regime di assoluta presenza a tutta l'ufficiatura quotidiana è menzionato anche nel Tipico Eleousa del Monastero di Strumica (Macedonia) alla fine del XI secolo. In questo documento di organizzazione liturgica, firmato dal vescovo Manuele (1100 circa), si ribadisce più volte che i monaci negligenti nella recita comunitaria delle Ore e delle Mezz'Ore sono puniti. Poiché il vescovo Manuele spende molto tempo nello spiegare il senso spirituale delle Ore, menzionando poco gli altri uffici, si intende come volesse che le Ore Canoniche fossero celebrate comunitariamente. Addirittura Manuele dichiara che i monaci, invece di compiere la akoluthia (ufficiatura) in cella, devono alzarsi di notte per l'Ufficio di Mezzanotte, che va celebrato non in solitaria, ma come parte delle Lodi comunitarie. Poiché il vescovo Manuele fu novizio al monastero del Monte Sant'Aussenzio (Costantinopoli), pare evidente che la riforma "pro Ore" fosse un dato di fatto in tutti i monasteri del mondo orientale. Il patriarca Alessio di Costantinopoli (+1043), di ambiente studita, conferma coi suoi statuti liturgici (basati su un Tipico studita purtroppo perduto) le Ore Canoniche e le Mezze Ore come una pratica da compiersi assolutamente nel ciclo quotidiano. Niceta Stethatos (+1080), abate studita, nel suo Hypotyposis, al contrario non ritiene le Mezz'Ore come un ufficio liturgico, ma come una devozione privata. 

Nei Tipici Machairas e Phoberos (XII secolo) invece le Mezze Ore sono accompagnate da specifiche genuflessioni e inchini al contrario del testo Evergetis. In particolare, in questi Tipici si insiste sulla presenza di un sermone alla conclusione delle Ore. Per la prima volta nella storia delle Mezze Ore, il Tipico Phoberos indica la lettura delle Interore nel nartece e susseguite da inchini, e vanno recitate insieme alla Ora Canonica di riferimento. Gli stessi Tipici confermano, pur con differenti rubriche, la necessità del Mezonottico come preghiera comunitaria nel nartece. Uno studio approfondito di questi Tipici medievali è stato divulgato da Papadopoulos-Kerameus e Gauter nel 1913 (ed. San Pietroburgo, pagg.1-87). 

Nel testo Machairas, molto interessante, le genuflessioni alle Mezze Ore vengono estese non solo ai periodi di digiuno, ma a tutto l'anno con eccezione della Settimana Luminosa e della Settimana di Pentecoste. 

Fra il XII e il XIX secolo, le Interore divengono parte integrante dell'ufficio dei periodi digiunali, andando a perdersi la loro recita quotidiana. 

Nella attuale pratica russa, le Interore vengono recitate in cella dai monaci al termine delle Ore Canoniche durante i periodi digiunali, riservando la recita pubblica di questi uffici solo il primo giorno dei digiuni. La pratica di recitare le interore in chiesa aiuta ad accentuare lo sforzo dei periodi di magro a causa della presenza di sette prostrazioni effettuate al termine dell'ufficio, prima della preghiera finale. 

Le Interore sono oggi purtroppo quasi sempre omesse sia nella prassi parrocchiale che in quella monastica, ma sono uno dei moltissimi uffici liturgici ortodossi che arricchisce la nostra vita spirituale e non va solo dimenticato, ma anche riscoperto e amato, e soprattutto celebrato. 

Commenti