Le Palme della Vittoria

 La Domenica delle Palme è una delle feste cristiane più antiche, ed è l'ultima domenica prima della Pasqua, una festa gioiosa che spezza il ritmo quaresimale, lo conclude, ma che è seguita dai giorni più duri, tristi e profondi dell'anno, quelli della Settimana Santa. Sospesa fra il lungo viaggio del digiuno quaresimale e la Pasqua, la Domenica delle Palme ci introduce nella cronologia degli eventi che seguiremo, passo dopo passo, gli eventi del tradimento, della sofferenza, della morte e della Resurrezione del Signore Gesù Cristo, il Verbo incarnato.



Il Cristo compie l'antica profezia del profeta Zaccaria: Ecco il tuo Re che si avvicina a dorso d'asino [Libro di Zaccaria, 9:9]. Come sappiamo, gli ebrei attendevano un Messia che fosse un Re, un condottiero, in conquistatore. Come gli antichi re e imperatori, si aspettavano un Re a cavallo, adorno di ricche vesti e circondato da un esercito poderoso. Essi non videro infatti come il Signore degli Eserciti, Iddio stesso, circondato dall'esercito degli Angeli e dei suoi apostoli, si sia manifestato come Re della antica Israele e della Nuova Israele, la Chiesa cristiana. Gli ebrei, i cui occhi erano rivestiti di malizia, non potevano contemplare il loro Dio venuto a cavalcioni di un semplice asinello. Ma ecco che invece quello che pareva essere un ingresso normalissimo di una persona in Gerusalemme diventa un evento trionfale, epocale, non solo ontologicamente, ma anche per coloro che hanno gli occhi velati. I bambini, coloro di cui Cristo disse "lasciate che vengano a me", ecco che i bambini vedono in quel giovane maestro il Messia, e gli corrono incontro con rami di palma. Ecco perché Cristo ha detto: siate come i bambini (cfr. Mt 18:1-3): siate pronti a riconoscerLo! Siate pronti a salutarLo, adorarLo, e non abbiate paura di confessarLo in pubblico, come quei bambini a Gerusalemme. I rami di palma, fin dagli albori dell'umanità, erano un simbolo di vittoria e usati per le processioni imperiali o dei condottieri famosi. Era un attributo degli eroi di guerra, che avevano versato il sangue per la patria. Come non riflettere sul sangue che Cristo verserà per l'umanità redenta, per la sua Chiesa? come non riflettere su questi simboli che, ogni anno, si ripresentano a noi con questa forza che annienta ogni pretesa intellettuale! Il Cristo, Re dell'Universo, è accolto a Gerusalemme: il popolo lentamente si pone dietro ai bambini e saluta il Redentore. Non c'è spazio per il confronto, il quale sarebbe inutile. Il sinedrio e i nemici di Cristo sanno di non avere spazio in quel giorno, non è loro concesso alcun dibattito sterile. E noi, come gli abitanti di Gerusalemme, usciamo oggi in processione per lodare e glorificare Iddio portando queste palme, segno che abbiamo accettato Gesù di Nazareth come nostro Messia, lo riconosciamo come Dio e Salvatore. Le grida dei bambini, "Osanna! ", devono risuonare dentro di noi. Siate felici! Il Signore Dio è qui, nella nostra vita, ed è venuto per noi. Siamo noi il popolo eletto!  E' del popolo eletto chiunque accetti di spalancare le porte della sua esistenza al Signore dell'Universo!

 Se le palme sono un simbolo di vittoria e di gloria, l'asino certamente non lo è. Mentre i cavalli sono da sempre usati anche in battaglia, l'asino è un animale pacifico, utilizzato per lavorare e per trasportare i frutti del lavoro. Una nuova simbologia nasce dunque con questo episodio: il regno di Dio è un regno di pace. Pace interiore, con noi stessi, e pace fra coloro che condividono la sudditanza di questo regno; pace in terra e agli uomini benevolenza. A noi Iddio parla con questi simboli, ogni anno, come fossero una chiamata, una voce soave che ci chiama a realizzare questo evento che noi leggiamo nell'evangelo. Il Regno di Dio è già qui, ed è la Chiesa. Siamo noi parte della Chiesa? Quanto la realtà della vittoria di Cristo sulla morte e la redenzione cosmica hanno cambiato la nostra vita? siamo capaci di cantare Osanna? Oppure preferiamo essere come la folla che grida "crocefiggilo"? 

Prendiamo queste palme e portiamole a casa. Siano per noi un costante rinnovo delle nostre vite. I pensieri che devono albergare in noi sono chiari: la gioia di sapersi parte della comunità voluta da Cristo, e non solo. Riconoscere in Gesù Cristo il Re della nostra vita, del nostro cuore. Egli è la vera e unica risposta alla nostra vita. Se Cristo vive in noi, anche noi viviamo in Cristo. Ed è questa la Vittoria che il mondo non può dare. 

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