L'istruzione nell'Impero Bizantino

 Traduciamo dei passaggi selezionati dall'opera Byzantine Scholarship del prof. Robert Browning, in Past and Present, vol. XXVIII, Issue 1, 1964, Oxford, articolo magistrale grazie al quale veniamo a conoscere interessanti dettagli sulla formazione e sull'educazione ai tempi dell'Impero Romano d'Oriente.  


La Chiesa ha sempre avuto due atteggiamenti diversi nei confronti della Letteratura classica e della filosofia. "Cosa c'entra Atene con Gerusalemme? cosa c'entra l'accademia con la Chiesa?" tuonava Tertulliano nel III secolo. La Didaché ai catecumeni dice: lascia perdere la demonica letteratura dei pagani. Eppure, eruditi come Clemente d'Alessandria, San Basilio di Cappadocia, e anche scrittori come Origene non esitano a prendere ciò che l'antica filosofia poteva essere utile per l'educazione dell'uomo. Nell'XI secolo, san Teofilatto d'Ohrid, precettore imperiale e poi vescovo di Bulgaria, citava i salmi e l'Iliade di Omero, o i carmi di Esiodo, con la stessa enfasi. Possiamo dire che durante il Medioevo l'educazione ellenica mutò poco o nulla rispetto alle forme della educazione classica. 

Nelle scuole imperiali, i bambini sotto la guida esperta di un grammatìkos imparavano prima a leggere e a sillabare, poi a comprendere i testi, poi a leggere la poesia e la retorica, e finalmente approdavano alla filosofia, soprattutto Aristotele e Platone. Una volta giunti allo studio della filosofia, gli alunni venivano iniziati anche alla matematica, alla musica e alla astronomia. I livelli di istruzione variavano da regione a regione. Sembra che le scuole rurali, presso le parrocchie, provvedessero solo al leggere e far di conto, mentre nelle grandi città si poteva assoldare un grammatikos. Ma l'istruzione completa e profonda si poteva trovare solo alla Scuola Patriarcale di Costantinopoli. Nell'Impero Romano d'Oriente l'educazione era impartita sia dal clero che da precettori laici, anche se esistevano scuole monastiche per coloro che desideravano una carriera nell'alto clero. L'istruzione nella Capitale prevedeva delle classi atte alla formazione di funzionari di stato, cancellieri, dottori in legge e in economia, capaci di gestire il pesante apparato burocratico. Uno dei più grandi "presidenti" dell'accademia di Costantinopoli è Leone il Matematico (+869 circa), ex arcivescovo iconoclasta di Tessalonica, ridotto allo stato laicale dopo la Vittoria dell'Ortodossia nell'Impero. Le cronache lo dicono dotto in grammatica, retorica, poesia e matematica. Pare che nell'ultimo periodo della sua vita abbia istruito san Cirillo, l'apostolo degli Slavi, e san Fozio il grande, futuro patriarca di Costantinopoli. San Fozio, nel suo acconto Biblioteca, descrive brevemente i suoi 300 libri recentemente letti nelle biblioteche della Capitale, attorno all'anno 855. La maggioranza delle citazioni è da libri di autori classici o bizantini "profani", non opere teologiche. Si deduce che i libri fossero facilmente reperibili. San Fozio il Grande era un esperto trascrittore e ha salvato molte opere della civiltà mediterranea classica, e molti tomi teologici, trascrivendoli e ampliandoli con commentari e note per coloro che li leggeranno. 

Nel XII secolo una generazione di studiosi greci inizia la trascrizione e traduzione di opere latine in greco: Massimo Planude, Tommaso il Maestro, Demetrio Triklinios, per citarne alcuni, avviano un'ampia revisione della Tragedia greca e romana, e della filosofia latina: Viene tradotto La Consolazione della Filosofia di Boezio, la Guerra Gallica di Giulio Cesare, la Geografia di Tolomeo. Un rinnovato interesse per la filosofia e la storiografia rende la generazione del XII secolo più interessata anche al dibattito teologico e alla politica. Giorgio Pachymeres e Teodoro Metochites, attivi nel dodicesimo secolo, sono rinomati astronomi e matematici che danno un enorme contributo alla geometria e alla trigonometria con la loro opera e le loro traduzioni della Armonia di Tolomeo. Isacco Algiro compone un manuale di astronomia attingendo a piene mani dagli antichi Euclide, Erone, Nicomaco, Proclo. Anche in medicina, l'interesse dei bizantini non conosce paragoni e i testi greci medievali fanno il giro di tutte le grandi accademie europee. Il Manuale Medico di Nicola Mirepsos, del XII secolo, rimarrà il principale testo della Sorbona fino al XVII secolo. 

Commenti