Il non-potere del diavolo sul battezzato negli insegnamenti di san Diadoco di Fotice

 

San Diadoco di Fotice (+500) fu un vescovo dell'Epiro, noto per la sua opera I Cento Capitoli della Conoscenza, nella quale analizza, fra le altre cose, anche la demonologia cristiana nei minimi dettagli. Un passaggio che colpisce molto è la risposta agli eretici Messaliani, i quali asserivano che nell'essere umano convivono lo Spirito Santo e lo spirito della menzogna, il quale è responsabile dei peccati della carne e dell'anima. In accordo con la Tradizione della Chiesa, il santo spiega come alla nascita il diavolo e sette spiriti impuri entrino nel cuore dell'uomo (cfr. Mt 12:44) ma, col battesimo, i demoni lasciano il corpo e il cuore del battezzato lasciando il posto allo Spirito Santo e ai suoi sette doni spirituali. Per questo, alla cresima, si impone l'olio crismale sette volte, per estirpare i demoni da tutto il corpo, ungendo le varie parti del corpo umano (petto, fronte, braccia, gambe, schiena, orecchie, naso, e via discorrendo). I demoni non vivono più dunque nel corpo umano ma cercano di tentarlo: non potendo colpire direttamente il cuore dell'uomo, lo provocano con altri sensi o con sensazioni, affinché l'uomo si inganni da solo e cada nel peccato. Ma i demoni non hanno alcun potere effettivo se non quello della menzogna, tramite la quale ingannano l'essere umano. I demoni non possono colpire un teoforo, un portatore di Cristo, un uomo vicino ai sacramenti che vive la Fede in modo completo, onnicomprensivo, verace. Scrive a tal proposito il santo dell'Epiro: 

Non appena veniamo immersi nelle acque battesimali, si apre l'intelletto il quale inizia a comunicare col Divino e si riempie della grazia. In una via misteriosa, che chiameremo percezione spirituale, la grazia comunica con l'anima di coloro che amano Dio e li arricchisce con abbondanti doni dello spirito. La Grazia si manifesta all'intelletto. Dio permette ai demoni di agire contro l'uomo battezzato affinché egli comprenda sempre meglio il bene e il male, si umili e si adoperi per la salvezza con la lotta spirituale. [Centurie, 77]

In un altro capitolo, san Diadoco espone la verità circa la differenza fra cattività della natura caduta, che ci viene riscattata col Battesimo, e lotta spirituale che segue per il resto della vita: 

La cattività è una cosa, la lotta è un'altra. La cattività è uno stato di violenta privazione, nella quale non vi è possibilità di fuga, mentre la lotta presuppone una parità di forze fra avversari. Per questo l'Apostolo dice che gli avversari dell'uomo spirituale lo attaccano con frecce a distanza, perché quando si ha una disparità di forze si cerca sempre di eliminare il nemico da lontano, per indebolirlo prima di attaccare. Allo stesso modo, satana cerca in tutti i modi di indebolire lo spirito perché la Grazia è in noi e non gli permette di avvicinarsi. Poiché l'intelletto gli è precluso, usa i nostri sensi affinché, corrotta la carne e i suoi delicati umori, possa attaccare lo spirito. L'Apostolo ci conferma che coloro che vivono una vita spirituale gioiscono della divina Legge e irradiano essi stessi la luce divina (cfr. Romani 7:22), mentre la carne, alle volte, è viziata e subisce l'influsso dei demoni. [Centurie, 82] 

Le macchinazioni dei demoni hanno successo solo nei cuori delle persone lontane dalla fede, mentre coloro che aderiscono ai comandamenti ricevono da Dio tutte le armi per la lotta spirituale, e la certa possibilità di vittoria, che dipende dal nostro impegno. 

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