La descrizione della Chiesa Malabarese nel IX secolo da una ambasceria anglosassone

 Nella Cronaca Anglo-Sassone del IX secolo troviamo la descrizione del viaggio in India da parte di due nobili anglosassoni della corte di Alfredo il Grande, Re di Wessex. In particolare, i dettagli e la mappatura del viaggio sono descritti nel Manoscritto F della collezione della British Library, MS Domitian A VIII, f.55v. 

Nell'anno 883, secondo la Cronaca, Alfredo spedisce due suoi cappellani di fiducia, Æthelstan e Sigehelm, prima a Roma e poi in India, a visitare la tomba di san Bartolomeo e di san Tommaso apostoli, per estinguere così un voto fatto ai santi alla vigilia di una importante battaglia contro i danesi, vinta con la loro intercessione. Anche i cronisti William di Malmesbury e John di Worchester confermano questa versione dei fatti. 

Anno della Redenzione 883: Re Alfredo compì dei voti ai santi Bartolomeo e Tommaso apostoli durante l'assedio di Londra; e poiché l'intercessione dei santi si rivelò efficace, mandò i suoi due fidati ambasciatori, Æthelstan e Sigehelm, a Roma e in India, presso le tombe dei santi, con dei grandi doni ed elemosine, per ripagare la generosità dei beati apostoli nei suoi riguardi. [1]

Alcuni storici ritengono che India sia una trascrizione erronea di Giudea in latino (Indea / Iudea) come sembra da alcune grafie particolari dei manoscritti anglosassoni MSS B & C. Tuttavia, il fatto che la delegazione inglese sia giunta effettivamente in India è ormai accettato dalla maggioranza degli studiosi. Del resto, gli anglosassoni del IX secolo sapevano bene che gli Apostoli Bartolomeo e Tommaso erano stati martirizzati in India, come indicano le lectiones dei Mattutini nell'antico Martirologio Anglo-Sassone composto da san Beda il Venerabile. Anche il poeta-monaco Cynewulf  nel lungo poema Il Destino degli Apostoli descrive l'India con toni esotici e lussureggianti. Anche sant'Adelmo, nel 709 d.C., quando compone il Martirologio, nomina san Tommaso e la sua Chiesa in India [2]. 


Una mappa dalla Cronaca Anglosassone (Manoscritto MS Tiberius, f58v)

La mappa del IX secolo mostra Europa e Asia dalla posizione dell'Inghilterra (angolo in basso a sinistra), con l'India che dovrebbe trovarsi al suo opposto in Oriente. La predicazione dell'Apostolo Tommaso è confermata dalla presenza di comunità cristiane nel sud dell'India da almeno il IV secolo d.C. I rapporti fra i nestoriani di Ctesifonte e la Chiesa Indiana sono saldi fra il VI e il IX secolo d.C. come testimoniano i reperti di Ishodad di Merv e la Cronaca di See'ert, la quale racconta di un ingente carico di materiale spedito dalla Chiesa di Persia a quella del sud-est indiano per supportare l'attività missionaria. Due lettere di Yso'yab III, metropolita di Ctesifonte fino al 659 d.C., narrano della fondazione di una Metropolia indiana autocefala nestoriana con sede a Farsi, al confine con la Persia [3]. Gelasio di Cizico, nel 475 d.C., redige una versione apocrifa degli Atti di Tommaso nei quali si narra della fondazione della Chiesa Indiana. Versioni di questa storia circolano in greco, siriano e latino. E' opinione diffusa nel V secolo che l'Apostolo Tommaso è stato martirizzato a Calamina (Cholamandalam) anche se il grande santuario di Mylapore ha sempre vantato di possedere il corpo del santo apostolo e difatti i cristiani indiani là si recano in pellegrinaggio per venerarne i resti [4]. Il monaco alessandrino Cosma Indicopleste nel V secolo descrive tre zone dell'India meridionale (Malabar, Sri Lanka e Kaliana) con abbondanza di clero e chiese "di origine siriana e persiana" [5]. La miglior descrizione della Chiesa Indiana è tuttavia di un Occidentale, san Gregorio di Tours, che nel 590 d.C. descrive il santuario di san Tommaso così:

La tomba dell'Apostolo Tommaso si trova in India presso il luogo in cui fu martirizzato, dentro un monastero con una chiesa enorme e ben costruita, riccamente decorata. In questa chiesa è avvenuto un grande miracolo: una lampada ad olio fu posta presso la tomba del santo per riverire il sepolcro, e da quel giorno la lampada brilla notte e giorno senza sosta, e senza che alcun inserviente la riempia di olio. Non esiste vento che spenga la fiamma, né alcun incidente esterno o interno al monastero la turba. La fiamma continua placidamente a brillare come se niente fosse. Il potere dell'Apostolo è sicuramente ignoto agli uomini, ma non a Dio e ai suoi santi, che conoscono bene di cosa è capace il divino potere. Questi fatti me li ha narrati Teodoro, che ha visitato il santuario, e che li ha visti coi suoi occhi. [6]

La presenza di spezie tipicamente indiane come curry, cinnamomo e pepe nelle descrizioni dei mercati merovingi, anglosassoni e italici testimonia che viaggi dall'Europa all'India e viceversa erano tutt'altro che impossibili e anzi, sono ben documentati. Pare che Sigehelm fosse vescovo di Sherborne, tant'è che il cronista William di Malmesbury nel XII secolo commenta questo viaggio compiuto in India, asserendo che numerosi oggetti liturgici d'oro e "assai preziosi" portati dall'India sono ancora ben noti e utilizzati nelle chiese della sua diocesi, ancora nel XII secolo, ovvero ben 4 secoli dopo. Anche diversi olii profumati dall'India sono utilizzati per allungare il Crisma e renderlo più profumato. [7]. 


Una moderna celebrazione in rito siriano orientale a Nalu, India, della Chiesa Malabarese.

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FONTI E NOTE

1)   M. J. Swanton (ed. & trans.), The Anglo-Saxon Chronicle (London, 1996), p. 79.

2) The Old English Martyrology: Edition, Translation and Commentary (Cambridge, 2013), pp. 167, 227. "Il 21 del mese [di dicembre], festa di san Tommaso, che raggiunse l'India dopo l'Ascensione del Signore e portò la fede agli Indiani, e fu colà martirizzato dagli stregoni dei pagani con la spada, dopo aver convertito il Re e aver edificato un tempio al Signore..."

3) N. J. Andrade, The Journey of Christianity to India in Late Antiquity (Cambridge, 2018), especially pp. 143–4

4) Cereti, Olivieri & Vazhuthanapally, 'The problem of the Saint Thomas Crosses and related questions', East and West, 52 (2002), 285–310 at pp. 302–09.

5)  S. Fallar, 'The world according to Cosmas Indicopleustes—concepts and illustrations of an Alexandrian merchant and monk', Journal of Transcultural Studies, 1 (2011), 193–232.

6) R. Van Dam (trans.), Gregory of Tours: Glory of the Martyrs (Liverpool, 1988), p. 51

7) William of Malmesbury, Gesta Pontificum Anglorum, chapter 80, trans. D. Prest (Woodbridge, 2002), pp. 117–18; pag. 190.

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