San Teofilatto di Ohrid e la polemica coi Latini


 San Teofilatto di Bulgaria (+1108) è stato dal 1088 l'arcivescovo di Ohrid fino al giorno della sua morte. Un erudito greco di Costantinopoli, mandato dal patriarcato a guidare un gregge di lingua e cultura slava, che si adattò a questo popolo per lui nuovo, e che ne difese l'indipendenza dalle ingerenze dell'ellenizzazione voluta dall'Impero. Nel suo Trattato Dogmatico sui Latini (per ora solo in inglese a questo link, ma ci proponiamo di tradurlo a breve) l'arcivescovo macedone si interroga sulle emergenti differenze canoniche e dogmatiche in una terra che aveva visto, fino a pochi secoli prima, un'alternarsi di missionari da Roma e da Costantinopoli. 

Nel centro della polemica si trovano ovviamente il Filioque e l'emergente Papismo, i quali vengono analizzati ed esposti con chiarezza. Riguardo al Filioque, contrariamente alla maggioranza dei suoi contemporanei, non ritiene la lingua latina inferiore e insufficiente alla corretta lettura del Credo (come professavano invece i polemisti ellenofoni), ma san Teofilatto parla proprio di "ingerenze politiche" e di una trasformazione dei Padri Latini, corrotti dai maestri del suo tempo che ingannano il popolo con letture fuori contesto. Indubbiamente, san Teofilatto sarebbe un problema nei moderni concorsi ecumenisti. 

Anche sulla questione degli azzimi e del pane lievitato, san Teofilatto è giustamente opposto all'uso dell'ostia senza lievito, ma non lo ritiene un problema fondamentale come altri greci del suo tempo. Addirittura asserisce che se i Latini si limitassero ad usare le ostie rimuovendo il Filioque e abbandonando l'eresia ildebrandiana del papismo, ciò sarebbe sufficiente per ricomporre lo Scisma. San Teofilatto tuttavia ci dà una interessante notizia, che la Chiesa di Sardegna ancora usa, nel XII secolo, il pane lievitato per la Messa, e lui la usa come testa di ponte per un uso più diffuso fra i latini dello stesso pane lievitato. 

Il vescovo macedone si interroga poi sui riti occidentali, dicendo che se sono conformi all'antica tradizione, possono rimanere inalterati e che la differenza liturgica non mina l'unità fra le Chiese (e come potrebbe, del resto?) ma si interroga piuttosto sulle recenti innovazioni che i Latini hanno adottato. 

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