Omelia per la Cristoforìa (p. Kirill Pavlov)

 Offriamo la traduzione di una omelia per la festa della Cristoforìa - la fuga della Santa Famiglia in Egitto - chiamata anche "Sinassi della Madre di Dio", il secondo giorno delle feste natalizie nella tradizione ortodossa, omelia composta dall'archimandrita Kirill Pavlov


Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. 

Fratelli e sorelle! Oggi celebriamo il secondo grande giorno della solennità del Natale di nostro Signore Gesù Cristo. E' chiamato anche "Sinassi della Madre di Dio" perché fin dall'antichità i cristiani si riuniscono a celebrare colei che ha dato la carne al Salvatore, la Madre di Dio. Lei è stata il tramite della nostra redenzione. Per i suoi tratti di dolcezza, purezza, pietà e castità, per la sua obbedienza alle leggi divine, Maria fu scelta dal Signore coma Madre del Cristo Salvatore. Oggi si commemorano anche san Giuseppe il casto fidanzato della Vergine, san Davide il Profeta, e anche san Giacomo il Fratello del Signore, colui che sarà il primo vescovo di Gerusalemme. E il Vangelo di oggi narra nel dettaglio il viaggio della Famiglia in Egitto:  

Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo». Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, 15 dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio. Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi. Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più. Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va' nel paese d'Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino».  Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d'Israele. Avendo però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea 23 e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: «Sarà chiamato Nazareno». [Matteo 2:13-23]

La Famiglia eseguì le istruzioni di un Angelo che venne ad annunciare la necessità della fuga per salvare il Bambino dal malvagio Erode. Questo è per noi un modo di apprendere come vivere le nostre vite, perché anche noi incontriamo nella nostra esistenza paura, violenza, pericolo. Non dovremmo lanciarci nel pericolo in modo sconsiderato, ma ponderare la scelta più saggia per la nostra esistenza. La vita infatti è un dono divino. Non è per niente saggio dire "mi butto nel fuoco perché Dio mi salverà". Altri si domandano: "non poteva il Cristo compiere un miracolo fin dalla fanciullezza, e salvare se stesso da Erode? Non poteva chiamare dodici legioni di Angeli per la sua incolumità?" Eppure, il Signore ha scelto una via naturale e umana per la sua infanzia, e ha fatto muovere l'anziano (Giuseppe, ndt) e la sua Madre castissima verso l'Egitto, dove ha potuto ripararsi. C'è scritto nella Bibbia di non tentare il Signore, e così Cristo stesso non ha osato contravvenire a tale comandamento. Miracoli e segni prodigiosi sono sempre dispensati da Dio con parsimonia. 

In secondo luogo, apprendiamo il coraggio e l'audacia di san Giuseppe e della Madre di Dio nel tentare un viaggio difficile verso l'Egitto. Impariamo che paura e freddezza non fanno parte dello spirito cristiano. Come dice il libro del Siracide, "prepara lo spirito alla tentazione" (Sir. 2:1). Sappiamo che noi cristiani siamo dei guerrieri spirituali, e il mondo è pieno di sofferenza e prove (cfr. salmo 33:20), ma, come dice il Cristo, nella pazienza guadagnerete la vostra anima (Lc. 21:19). 

Sia gloria a Dio, a Colui che scelse di viaggiare verso l'Egitto sopportando umiliazioni e sofferenze, e compiamo la nostra lotta spirituale avendo come mèta l'unione col Creatore di tutte le cose. Gli sia gloria nei secoli. Amen. 

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