Il Mercoledì Santo

La donna che era caduta in molti peccati, vedendo la tua divinità, o Signore, fece la parte di portatrice di mirra; e con lamenti ti portò olio di mirra profumato prima della tua sepoltura. “Guai a me”, disse, “perché la notte mi circonda, buia e senza luna, e punge la mia lussuriosa passione con l'amore del peccato. Accogli la fonte delle mie lacrime, o Tu che fai scendere dalle nuvole le acque del mare. Inclinati ai gemiti del mio cuore, o Tu che nel tuo ineffabile svuotamento hai piegato i cieli. Bacerò i tuoi piedi purissimi e li asciugherò con i capelli del mio capo, quei piedi il cui suono Eva udì al tramonto in Paradiso, e si nascose per paura. Chi può scrutare la moltitudine dei miei peccati e l'abisso dei tuoi giudizi, o Salvatore dell'anima mia? Non disprezzare me, tua serva. [Stichera dell'Ufficio, composta dalla Monaca Kassia]


Martedì sera il Signore era a Betania. Qui, in casa di Simone il Lebbroso, mentre il consiglio dei sommi sacerdoti, scribi e anziani aveva già deciso di prendere con l'inganno Gesù Cristo e ucciderlo, una certa donna, una “prostituta”, versò sul capo del Salvatore la preziosa mirra e così lo preparò per la sepoltura, come egli stesso commentò dinnanzi ai discepoli attoniti. Ora, come azione contraria all'atto imprudente della peccatrice, nell'anima ingrata di Giuda, uno dei dodici discepoli del Salvatore, nacque un'intenzione criminale di tradire il suo Maestro e Signore e di venderlo al Sinedrio. Pertanto, nel servizio della Chiesa per il Grande Mercoledì la donna peccatrice è glorificata e l'amore di Giuda per il denaro e il tradimento è maledetto e condannato.

Nel giorno del tradimento del Signore alla sofferenza e alla morte per i nostri peccati, quando ha perdonato i peccati della prostituta, la Chiesa legge alla fine delle Ore, secondo un'antica consuetudine, questa preghiera: «O Maestro, generoso nella misericordia, Signore Gesù Cristo Dio…”. Questa è la preghiera letta durante la Grande Quaresima alla fine della Compieta, mentre tutti si inginocchiano a capo chino mentre il sacerdote intercede davanti a Dio affinché ci conceda la remissione dei nostri peccati. Il Mercoledì Santo si celebra per l'ultima volta la liturgia dei Doni Presantificati, durante la quale la Chiesa proclama la donna che unse il Signore con mirra, e anche il tradimento di Giuda (Mt 26,6-16). Il Mercoledì Santo completiamo di fare le prostrazioni complete stabilite dalla preghiera di sant'Efrem il Siro: "O Signore e Maestro della mia vita...". Sentiremo questa solenne preghiera per l'ultima volta fino alla prossima Quaresima. 

Leggiamo ora l'Omelia di s. Giovanni Crisostomo per il Vangelo di oggi:

Un male così grande è la cupidigia, che ne fece un traditore e un ladro sacrilego. Ascoltate, voi tutti avidi, che avete la malattia di Giuda; ascolta e guardati dalla calamità. Infatti, se colui che era con Cristo, e faceva segni, e godeva di tanta istruzione, non essendo stato liberato dalla malattia, era sprofondato in tale abisso; quanto più tu, che non ascolti tanto la Scrittura, che sei costantemente inchiodato alle cose presenti, diventerai una facile preda di questa calamità, a meno che tu non abbia il vantaggio di una cura costante. Ogni giorno era con Lui quell'uomo, che non aveva dove posare il capo, e ogni giorno era istruito dai fatti e dalle parole, a non avere oro, né argento, né due mantelli; eppure non gli fu insegnato l'autocontrollo; e come ti aspetti di sfuggire alla malattia, se non hai il beneficio di una seria attenzione e non usi molta diligenza? Perché terribile, terribile è il mostro, eppure, se lo vorrai, avrai facilmente la meglio su di lui. Perché il desiderio non è naturale; e questo è manifesto da coloro che ne sono liberi. Perché le cose naturali sono comuni a tutti; ma questo desiderio ha origine dalla sola negligenza; da qui nasce, da qui deriva il suo accrescimento, e quando si è impadronito di coloro che lo custodiscono avidamente, li fa vivere contro natura. Perché quando non considerano i loro connazionali, i loro amici, i loro fratelli, in una parola tutti gli uomini, e con questi anche se stessi, questo è vivere contro natura. Donde è evidente che il vizio e la malattia della cupidigia, in cui Giuda, essendo impigliato, divenne un traditore, è contrario alla natura. E come è diventato tale, si può dire, essendo stato chiamato da Cristo? Perché la chiamata di Dio non è obbligatoria, né forza la volontà di coloro che non hanno intenzione di scegliere la virtù, ma anzi ammonisce, consiglia, fa e dirige ogni cosa, per persuadere gli uomini a diventare buoni; ma se alcuni non sopportano, non obbliga.

Che Dio Onnipotente ci liberi il cuore da ogni cupidigia e avidità, e ci renda pronti esecutori della sua legge. Amen. 

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