Cristiani svegliatevi! O Reazione o morte

 Siamo ormai alla frutta. Ce lo rendiamo conto tutti: siamo dinnanzi ad una crisi sociale, umana, personale, religiosa e politica senza precedenti nella Storia umana. Forse, l'unico momento storico che si avvicina è la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, quel lento - ma inesorabile - declino militare, politico, economico e sociale della più grande forza politica mai esistita. La Chiesa è profondamente compromessa e ha bisogno di ognuno di noi. Cristo ci chiama ad una profonda riforma di noi stessi, in principio, e poi di un rinvigorimento della nostra pratica ascetica personale. Ma non solo, Egli ci chiama oggi più che mai ad una resistenza attiva, ad una reazione, verso il declino di oggi. La filosofia transumana sta attaccando l'essenza stessa dell'Uomo, denaturandolo completamente. La società di oggi, spinta nella sua foga atea, cerca di eliminare ogni legame col passato, per lanciarsi nel burrone del vuoto esistenziale, della vanagloria. I mitomani di oggi vagheggiano di colonizzare lo spazio, quando non riescono neppure a rispettare un feto nel grembo di sua madre; si parla di trasferire le coscienze dal corpo morente al computer, quando non si riesce nemmeno a illuminare il proprio spirito con le più basilari norme naturali; si parla di sconfiggere la vecchiaia e la morte, quando non si è neppure vissuti, ma ci siamo solo trascinati in una triste e solitaria sopravvivenza. Molti si chiedono se Dio abbia voluto dirci qualcosa in questo suo silenzio. Sì. Molti di noi credono e percepiscono Dio come silenzioso oggi. Il Signore non parla più agli uomini, o così sembra. In verità, leggendo l'Antico Testamento, troviamo la risposta a questo tragico silenzio.

Il destino degli iniqui è descritta bene nel Deuteronomio:

Ti fidanzerai con una donna, un altro la possederà; costruirai una casa, ma non vi abiterai; pianterai una vigna e non ne potrai cogliere i primi frutti. (Dt 28:30). 

Mi sembra proprio di vedere il mondo moderno. Promiscuità, povertà materiale e spirituale, mancanza di tutto ciò di essenziale, che rende un uomo tale: possedere la terra, godere dei frutti del suo lavoro, una vita sana, di famiglia. Non siamo più padroni di noi stessi. Esattamente come il motto del WEF: non possiederai nulla e sarai felice. Ovviamente paliamo di una felicità stolta, di una incapacità di intendere e di volere, che sembra aver infettato l'umanità con delle stupide quanto terrificanti utopie.

Le maledizioni del Signore contro gli iniqui che non osservano la sua legge continuano con una profezia:

Tutte queste maledizioni verranno su di te, ti perseguiteranno e ti raggiungeranno, finché tu sia distrutto, perché non avrai obbedito alla voce del Signore tuo Dio, osservando i comandi e le leggi che egli ti ha dato.

Esse per te e per la tua discendenza saranno sempre un segno e un prodigio.

Poiché non avrai servito il Signore tuo Dio con gioia e di buon cuore in mezzo all'abbondanza di ogni cosa, servirai i tuoi nemici, che il Signore manderà contro di te, in mezzo alla fame, alla sete, alla nudità e alla mancanza di ogni cosa; essi ti metteranno un giogo di ferro sul collo, finché ti abbiano distrutto. (Dt 28:45-48). 

Queste parole rimbombano nel mio cuore. Se osiamo alzare un po' gli occhi dal fango in cui siamo immersi, noteremo i padroni del mondo d'oggi che ci hanno schiavizzato con un "dolce" giogo fatto di fast-food, internet, comodità pusillanimi, individualismo. Siamo prigionieri di una finzione, una finzione pericolosa, dalla quale non riusciamo neanche a concepire una vita diversa. Avendo abbandonato la Legge del Signore, i cristiani degli ultimi centocinquant'anni si ritrovano a vivere senza la benedizione di Dio. Del resto, non si benedicono più i campi, i fiumi e le case, abbiamo abbandonato il ritmo di vita naturale per lavori 24/7, non rispettiamo il sabato, la domenica, le feste, ci ingozziamo di cibi processati e ci vestiamo con abiti prodotti da schiavi in Asia o in Africa. Avevamo l'abbondanza e l'abbiamo tralasciata per l'iniquità. E adesso subiamo semplicemente ciò che ci siamo procurati. Diceva Gomez Davila una frase terribilmente vera: il mondo non subirà alcun castigo: il mondo moderno è il castigo


La vita agreste è la base della civiltà umana fin dai tempi dell'Eden

E noi, che invece vogliamo opporci a questo, come possiamo fare? Ci sono tre soluzioni per combattere la distopia in cui viviamo: pregare, digiunare, unirsi e formare comunità compatte, possibilmente ritirare dalle metropoli (dove presto, per l'imposizione di leggi inique, sarà impossibile vivere). E' ormai tempo di mettere da parte l'egoismo. Se siamo cristiani, dobbiamo rispondere come fecero i nostri antenati dinnanzi agli aguzzini del loro tempo: perseveranza, resistenza, amore fraterno fra di noi, e soprattutto, continuare imperterriti a portare il Vangelo e la legge divina a tutti. 

Non è facile lasciare il falso comfort della vita di questo secolo. Ma è l'unico modo per sopravvivere. Facciamocene una ragione. 

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