Lao Tze - il profeta cinese che "conobbe la Via"

 Abbiamo pubblicato tempo fa un saggio sulla venerazione e presenza dei filosofi pagani dell'Ellade classica nel vissuto ecclesiale della Chiesa Ortodossa. Oggi propongo delle riflessioni su un filosofo molto lontano, ma indiscutibilmente un profeta fra i Gentili, che nulla ha da invidiare a Socrate o Platone. E' Lao Tze, il maestro della Cina. 

E' un dato di fatto che la Chiesa Ortodossa venera e onora gli antichi filosofi pagani della Grecia classica e, in misura minore, anche Zoroastro (sebbene non lo ritenga degno d'esser raffigurato nelle icone) come profeti fra i Gentili. In Cina, nel VI secolo avanti Cristo, questo antico maestro e filosofo di nome Lao Tze scrisse il Daodejing (Thao Te Zhing) un trattato dogmatico-filosofico sulla cosmogonia dell'universo. Non sarebbe altro che una delle tante filosofie pagane del mondo decaduto se, per la verità, non contenesse dei Semina Verbi che non possono essere ignorati. Questo misterioso Tao è la "madre delle 10.000 cose", Lao Tzu ha intuito molto. Il Tao è ovunque, o onnipotente (Tao Te Ching Capitoli 34 e 71); ineffabile (capitoli 1, 32) immutabile ed eterno (16, 25); la fonte di tutto (21, 51). Il libro descrive come, in modo identico all'antica fede cristiana, Dio aveva creato l'uomo in uno stato di "semplicità originaria" e "pura consapevolezza"; utilizzando un linguaggio indubbiamente cristiano, ma anche coerente con gli insegnamenti di Lao Tzu. Descrive come l'uomo viveva "semplicemente" e in unione con il Tao. Ma l'uomo cominciò a nutrire l'illusione dell'"autosufficienza". Ciò ha portato alla partenza dal Tao, o ciò che i cristiani chiamano "la caduta". Invece di vivere naturalmente secondo "la Via", l'uomo ora deve affrontare ad ogni svolta la decisione: "devo seguire la via?"


Una raffigurazione cinese con Lao Tze nella posa del "maestro ascetico".

 Nel suo trattato al capitolo 50 e 51, Lao Tze scrive riguardo la nascita del mondo:

Prima dei Cieli e della Terra e di tutto ciò che esiste, vi era un Essere, nascosto, nebuloso, inconoscibile, silente, isolato; perennemente in movimento attivo senza fermarsi, veramente degno d'esser chiamato Principio generante di tutto ciò che esiste. Non conosco il suo Nome, ma io lo chiamo Tao ("Via"). Fossi obbligato a dargli un nome, lo chiamerei Afflato. [...] Il Tao crea la vita, e il Te (la "Grazia del Tao", ndt) la solidifica e la mantiene viva. Tutta la creazione adora il Tao e glorifica il Te, non perché vi sia un comando, ma per istinto.  Tutto nasce dal Tao, e nella sua potenza le cose esistono, si scaldano, si nutrono, crescono e prendono forma. Il Tao degli Eccelsi ama ogni creatura e non è malvagio nella sua essenza, ma esalta sopra ogni cosa  il virtuoso. 

Potremmo dire senza mezzi termini che i termini Tao e Logos (Verbo) coincidono. La letteratura cinese nestoriana dei secoli VIII-XI dopo Cristo traduce difatti Tao con Verbo e Te con Spirito Santo; così come sulla stele fondativa della cattedrale nestoriana di Xian (IX secolo) si usa il termine Buddha per tradurre Cristo. Nel Daodejing appare anche una frase curiosa attribuita sempre al maestro Lao Tze:

<< Chi prende su di sé la calunnia del mondo è la presenza del presente stato; ma chi prende su di sé i peccati del mondo è il Re del Mondo. >> 

Occorre ricordare che i Cinesi non avevano nel VI secolo a.C. alcuna possibile influenza reale della cultura ebraica. Dalle citazioni di cui sopra, così come dalla sensazione che emerge dall'intero Tao Te Ching, si potrebbe sostenere che Lao Tzu avesse una "relazione" con il Tao.

Successivamente gli scrittori taoisti persero il senso della benevolenza del Tao. Per gli autori di Chuang Tzu e Lieh Tzu, ad esempio, il Tao diventa necessariamente una forza neutrale. Non potevano conciliare il fatto che il Tao potesse essere Uno e Disinteressato, ed essere ancora benevolo. Agli Ebrei fu data la rivelazione dell'Unico Assoluto Personale; a Lao Tzu fu data la realizzazione dell'Unico Assoluto Disinteressato, perché questo poteva beneficiare il popolo cinese come prototipo della Rivelazione di Gesù Cristo. 

Padre Dumitru Staniloae, conosciuto teologo romeno contemporaneo, scrive nella sua "Dogmatica":

L'amore deve esistere in Dio prima di tutti quei suoi atti che sono direttamente al di fuori di lui. L'amore deve essere legato alla Sua esistenza eterna. L'amore è 'l'essere di Dio'. 

San Giustino martire, uno dei primi apologeti cristiani, fu uno dei primi cristiani che non ebbe paura di invocare filosofi e poeti precristiani, come Lao Tzu. San Giustino:

Coloro che vissero secondo il Logos sono cristiani, anche se furono chiamati senza Dio, come, tra i greci, Socrate ed Eracleto e altri come loro. . .

Un altro Padre della Chiesa, Lattanzio (+314), dice:

I greci parlano di Dio come del Logos. . . Infatti Logos significa insieme parola e ragione, in quanto è insieme voce e ragione di Dio. E di questo discorso divino, nemmeno i Filosofi ignoravano, poiché Zenone rappresenta il Logos come l'organizzatore dell'ordine stabilito delle cose e l'artefice dell'Universo.

Sia Giustino che Lattanzio onoravano molto Socrate, perché si rifiutava rispettosamente di esprimere opinioni su cose di cui non aveva un'esperienza diretta. Socrate disse: "Non è facile trovare il Padre e creatore di tutto, né avendolo trovato, è possibile dichiararlo a tutti". Sembra proprio uscito dal Tao Te Ching.

Già nel IX secolo d.C. i cristiani nestoriani avevano convertito con successo l'imperatore Taozong il quale permise la costruzione di monasteri e chiese in tutte le città della Cina. La Chiesa di Pechino aveva un patriarca nestoriano e un gran numero di credenti fino alle persecuzioni mongole del XIII secolo, che distrussero completamente la civiltà cinese cristiana. Negli Annali dell'Imperatore Taozong (il "Benedetto dal Verbo", era il suo nome di battesimo) fece scrivere riguardo al Vangelo:

"Questi insegnamenti salveranno tutte le creature e andranno a beneficio di tutta l'umanità, ed è giusto che vengano praticati in tutto il mondo".

Se i nostri missionari russi fossero arrivati pochi decenni prima, avrebbero trovato terreno fertile per riportare all'Ortodossia milioni di cinesi nestoriani. Ma la cosa interessante rimane questa. Un uomo, un virtuoso pagano dell'antichità di nome Lao Tze, conobbe il Verbo e lo adorò in spirito di verità. Sicuramente, quando Cristo è sceso nell'Ade a liberare i giusti di ogni tempo che aspettavano la sua Catabasi, sciolse le catene anche di Lao Tze. E meriterebbe il posto nel nostro nartece, accanto a Socrate, Platone e a tutti gli altri giusti che cercarono la Verità prima che si incarnasse.

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La storia del Patriarcato nestoriano di Pechino

La Chiesa Ortodossa in Cina

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