La Traslazione della Sindone da Edessa a Costantinopoli

 Oggi 16/29 agosto la Chiesa Ortodossa commemora la traslazione della sacra Sindone del Redentore dalla città di Edessa a Costantinopoli, urbe imperiale. 

Secondo il Sinassario, Re Abgar di Edessa, città nell'Asia Minore, scrisse una lettera a Cristo e questi gli rispose. Abbiamo il testo passatoci dallo storico Eusebio di Cesarea, del IV secolo. La lettera di Abgar e la risposta si trovano pubblicate spesso come appendice delle Bibbie ortodosse.  Pare che l'apostolo Taddeo fu mandato da Cristo presso la corte di re Abgar per rispondere alle sue domande: il buon sovrano aveva mandato un pittore a dipingere il volto del Salvatore affinché il re venisse guarito dalla lebbra tramite la sua vista, ma non riuscendo a prenderne i tratti, Cristo si sarebbe asciugato il viso in un panno, sul quale sarebbe poi rimasto impresso il suo sacro Volto. Da lì, il pittore sarebbe tornato a corte con la Sindone del Signore.  Questo è uno dei resoconti che attesta l'esistenza del "dipinto miracoloso". L'altra versione vuole che la Sindone sia il corpo intero del Redentore che sia rimasto impresso a seguito della sua Resurrezione sui lini e le bende che coprivano il suo corpo dopo la Crocefissione. Anche san Giovanni Damasceno, nell'VIII secolo, conferma la versione di Eusebio. 


E dopo la passione volontaria del Signore, dopo la risurrezione e dopo la sua ascensione al cielo, Taddeo, inviato dallo Spirito divino, si recò a Edessa. Era uno dei settanta apostoli. Lui, insegnando ad Avgar abbastanza la santa fede in Cristo, lo portò al battesimo. Alle porte della città di Edessa c'era l'idolo di un dio ellenico, che era lì da molti anni, e al quale bisognava adorare chiunque entrasse in città. Quell'idolo, Avgar, gettandolo di là e facendolo a pezzi, nel muro di pietra, sopra le porte, edificò una edicola preziosa e vi inserì la Sindone, chiamata anche Mandyllion in greco, e la fece rivestire d'oro e pietre preziose. Il Volto rimase sulla porta di Edessa per il regno di Abgar, di suo figlio e di suo nipote. Ma il pronipote tornò al paganesimo ellenico e iniziò a perseguitare i cristiani perché odiava quella immagine santa. Il vescovo e il clero decisero quindi di notte di murare il Sacro Volto e di nasconderlo alla vista del tiranno, il quale smise di perseguitare la Chiesa. E l'immagine del Volto Santo si perdette dalla memoria collettiva per molti secoli. 

Ai tempi del fedele imperatore Giustiniano, Cosroe, shah di Persia, marciando con una grande forza di truppe contro la città di Edessa, la circondò e combatté coraggiosamente per lungo tempo, e in seguito, il popolo della città si indebolì , si ritrovarono nel mare con paura e ignoranza e pregarono Dio con le lacrime. E una notte apparve al vescovo di Edessa, che si chiamava Evlavio, una donna un  luminosa, mostrandogli con il dito le porte della città e il luogo delle mura, disse: "Sopra queste porte è nascosta l'immagine divina del Sacro Volto. Riportala al suo originale splendore, e la città si salverà". E il vescovo portò il volto del Signore con una pietra sulle mura della città e mostrò il volto del Salvatore agli eserciti persiani che si erano accampati nella città. Allora subito tutta la potenza dei Persiani fu turbata da grande timore e cominciò a fuggire, spinta dalla potenza divina. Così la città di Edessa fu liberata dai suoi nemici per la misericordia di Cristo nostro Signore e per la manifestazione del Suo Volto santissimo, quello non fatto da mano d'uomo.

Al tempo dell'imperatore Lecapeno Porfirogenito, nel 944, i saraceni avevano già conquistato Edessa. E fu così che il pio e benedetto imperatore domandò all'emiro di concedere il Volto Santo a Costantinopoli, e l'emiro rifiutò. I soldati romani quindi marciarono su Edessa e il popolo, impaurito dalla forza dell'esercito imperiale, rilasciò il prezioso Volto del Salvatore, e questo fu trasferito a Costantinopoli per la gloria e l'onore della Chiesa.  E molti miracoli furono compiuti nel cammino e in Costantinopoli da quell'immagine venerabile, perché tutte le malattie furono guarite, i ciechi furono illuminati, i sordi udirono, gli zoppi camminarono e i diavoli furono scacciati. E un posseduto gridò: "Ricevi, Costantinopoli, la tua gloria e la tua gioia, e tu, Porfirogenito, l'onore del tuo regno!" Così gridando quell'uomo, fu guarito dalla possessione.

Così fu istituita la celebrazione della presentazione dell'immagine di Cristo non fatta da mano d'uomo, il 16 agosto, in cui la città imperiale la prese con grande onore e la collocò nella Chiesa della Santissima Madre di Dio.

 Nel 1204, i crociati cattolico-romani ruberanno la preziosa reliquia e la porteranno a Torino, ove rimane tuttora. 

Tropario della Sindone, tono II

La tua sacra immagine veneriamo, o Buono, domandando il perdono dei nostri peccati. Tu che liberamente ti sei fatto inchiodare alla Croce, salva ora la tua creazione, caduta preda dei demoni. Per questo, con gratitudine cantiamo: l'universo intero hai riempito di letizia, o Salvatore, tu che sei venuto a redimere il mondo.

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