Comprendere l'Ottoico - il Venerdì nel culto ortodosso

 Il giorno di Venerdì era nel mondo romano pagano dedicato alla dèa Venere, da cui prende il nome. Per questo, nell'ecumene ortodosso si è sempre preferito indicarlo come Feria V (nel mondo occidentale) oppure con il suo nome ebraico, Parasceve.  Una delle sante monache più amate del mondo ortodosso, santa Venera la Nuova, è difatti conosciuta con questo nome: Paraskevì, Parascheva, Petka...

Il Venerdì è dedicato alla santa Croce e alle sofferenze e alla Passione del Redentore Gesù Cristo. E' un giorno di magro, come il mercoledì, e difatti non si consumano prodotti derivati da animali, latte e uova, e nemmeno pesce. Nei monasteri si cucina senza olio. Proprio per il suo carattere penitenziale, il venerdì è stato scelto dai cristiani ortodossi per una serie di atti preparatori alla Domenica che si sta avvicinando. 


I cristiani non hanno paura della Croce, che è divenuta da strumento di tortura lo strumento della salvezza. dice a tal proposito il santo Cirillo di Gerusalemme:

Gesù ha realmente sofferto per tutti gli uomini. La croce non era una simulazione, altrimenti anche la redenzione sarebbe una simulazione. La morte non era un'illusione, altrimenti la salvezza sarebbe un mito. Se la morte fosse stata illusoria, avrebbero avuto ragione, quelli che dicevano: Ci siamo ricordati che quell'impostore, quand'era ancora in vita, disse: dopo tre giorni risusciterò (Mt. 27, 63). La Passione fu dunque reale, il Cristo è stato realmente crocifisso; non abbiamo motivo di arrossirne. E' stato crocifisso, non dobbiamo negarlo; anzi, io lo proclamo con fierezza. Se lo negassi, il Golgota stesso mi confuterebbe. Mi confuterebbe pure quel legno della croce i cui frammenti sono sparsi su tutta la terra. Riconosco la croce, perché conosco la resurrezione. Se il crocifisso fosse restato nella morte, indubbiamente non avrei riconosciuto la croce e l'avrei nascosta insieme col mio Maestro. Ma la resurrezione ha seguito la croce ed io non arrossisco di parlare di essa. [XIII Catechesi battesimale 1-4: PG 33, 771-778.]

La Croce del Signore abbraccia passato, presente e futuro, perché il Sangue del Crocifisso espia il peccato di tutti. Da Adamo ed Eva, piangendo amaramente fuori le porte del Paradiso della dolcezza, e fino alla Risurrezione generale, al consiglio trionfante condotto nell'eterno Regno di Dio, il Signore versò il suo Sangue purissimo per tutti e per tutti. Come si dice in una delle preghiere segrete della liturgia: "Tu hai dato il tuo regno in futuro". Non è ancora apparso, ma è già preparato, ma preparato attraverso la Croce di Cristo. Per questo Cristo ci esorta a "prendere ciascuno la propria croce" e seguirlo. Nel mistero della sofferenza sta la redenzione. 

Nel culto bizantino, la santa Croce è protagonista indiscussa dell'innografia dell'Ottoico. Eppure, non solo la Passione del Signore, ma anche la sua gloriosa resurrezone sono cantate e anticipate nel mistero della Croce. Leggiamo difatti dalle stichire del vespro in tono VI:

O Pastore immacolato, sei salito volontariamente sulla croce e hai steso le braccia, gridando: venite a me, abbandonate l'oscurità dell'ignoranza e abbracciate la splendente verità, perché io sono la Luce." Gloria a Te, Tu che hai illuminato il mondo!

I versetti degli stichi vesperali ricordano la Passione, come per esempio quello del tono III:

Hanno voluto insultarti, o Signore, quando ti hanno posto sul capo una corona di spine; ma tu, vero Re e Dio della creazione, hai lavato la macchia del peccato ancestrale;  e ricevendo il bastone fra le mani, con esso hai scritto nel Libro della Vita i nomi di coloro che in te credono

Ai vespri del mercoledì e del venerdì (martedì e giovedì sera) si trovano anche dei tropari speciali, detti stavroteotokia, Questi inni si traducono con "mariani della croce". Sono degli inni nei quali la Madre di Dio piange sotto la Croce, esprimendo dei concetti dogmatici-teologici in forma poetica. Si cantano come doxastico, ovvero come versetto al Gloria del Signore a Te ho gridato. Prendiamo un esempio sempre da tono VI:

Vedendoti inchiodato alla Croce, la Purissima piangeva: o figlio mio e Dio mio, tu che sei sommamente glorioso, quanto hai sopportato nella tua grande misericordia? 

Oppure, sempre lo stavroteotokion del tono VIII:

Appeso al Legno vivificante della Croce, o Gesù, udivi la tua purissima Madre esclamare: o Figlio mio dolcissimo! Perché sopporti queste ferite ingiuste? Forse che tu sei il Medico dell'umanità, colui che ci libera dalla maledizione con la tua compassione?

questi tropari ci parlano chiaramente delle sofferenze del Cristo e del dolore della Madre per la morte del suo Figlio. Spesso essi raccolgono in poche parole tutto l'insegnamento patristico sul ruolo della Crocefissione e della Salvezza operata dal Signore Gesù.

Al Mattutino, troviamo le seguenti Luminande per onorare la santa Croce:

Gioisci, Croce santa, colonna indistruttibile del mondo, rifugio dei disperati e dei bisognosi, vittoria dei re e protettrice dei soldati, distruttrice dei barbari, corona degli apostoli e salvezza dei credenti!

O Croce, protezione dell'ecumene, o Croce, tesoro della Chiesa, o Croce scettro regale, o Croce fortezza dei fedeli, o Croce, gloria degli Angeli e dei demoni disfatta: gloria a Te!

Gloria. Ora e sempre.

Piangeva, o Signore, tua Madre purissima sotto la Croce, vedendoti appeso al Legno, e con lacrime gridava: Come mai sei tramontato, o Sole della gloria, Principio del cosmo? Come mai ti lei lasciato crocefiggere e trafiggere da una lancia nel costato, o Figlio mio e Dio mio, forse per la salvezza dell'Uomo? 

I pii fedeli che vogliono glorificare la santa Croce possono recitare l'Acatisto alla Croce ogni venerdì mattina. 




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