La Diciottesima domenica dopo Pentecoste - "la pesca miracolosa"

 Siamo giunti alla domenica diciottesima dopo Pentecoste, che ha come tema l'Evangelo di Luca 5:1-11, che racconta della pesca miracolosa.

Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret  e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti».  E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore». Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini». Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. [Luca 5,1-11]


Il Vangelo della XVIII domenica dopo Pentecoste ci mostra un'opera compiuta da Cristo, conosciuta come la "pesca meravigliosa". Da questo vangelo apprendiamo che, dopo aver insegnato alle moltitudini sulla nave di Pietro, il Salvatore gli chiede di uscire in mare e gettare le reti per pescare. Pietro, nonostante avesse lavorato tutta la notte e non fosse riuscito a catturare nulla, obbedisce e realizza la richiesta del Signore. Presero così tanti pesci che chiamarono un'altra nave e vi misero dentro così tanto pesce che le due navi furono pronte ad affondare. Di fronte a questo miracolo, Pietro dice a Cristo: "allontanati da me, Signore, perché sono un uomo peccatore". Pietro capì che il miracolo non era dovuto alla sua bravura, ma all'opera di Dio.

Molte volte lavoriamo duro senza ottenere il risultato atteso. Da questo vangelo impariamo che non dobbiamo mai rinunciare a credere che Dio compie la nostra opera se è fatta per sempre. Inoltre, la realizzazione spesso arriva anche quando non crediamo più che si possa fare qualcosa. Non dimentichiamo che se Dio ritarda un'opera, lo fa per offrirci qualcosa di più utile. In altre parole, Dio opera sempre per il nostro bene, anche quando ci sembra di essere stati abbandonati.

Essendo un pescatore professionista e considerando che aveva lavorato tutta la notte per pescare, avrebbe dovuto disobbedire a Cristo. Ma non fa questo, ma recide la sua volontà per compiere la volontà del Signore. Ed è così che avviene il miracolo. Da qui apprendiamo che nello stato di umiltà Dio rende presente la sua opera. Sant'Isacco il Sirul dice che "Dio ci dà la sua grazia per l'umiltà che deriva da molte difficoltà". Pertanto la grazia si riversa su coloro che hanno lavorato e si sono umiliati. Allora, per portare frutto, dobbiamo andare nel luogo più profondo e per grazia avremo compimento.

Il Vangelo di oggi ci dice quanto vani siano tutti gli sforzi umani senza l'aiuto di Dio. Peter non era l'unico ad essere preso dalla paura. Giacobbe e Giovanni, i figli di Zebedeo, e tutti quelli che ballavano, erano nella stessa condizione. Tutto, quindi, cominciò con la paura e finì con l'amore. Come sta scritto: Il timore del Signore è il principio della saggezza (Proverbi 1, 7). Al timore di Pietro, che si era inginocchiato piangendo, il mite Conoscitore dei cuori risponde: Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini.

Questo mondo è un mare di passioni, la Mia Chiesa è una nave e il mio Vangelo è la rete con cui catturerete le persone. Senza di Me non potrai fare nulla, come ieri sera non hai preso nulla; ma con Me pescherai sempre finché la nave non sarà piena. Ascolta sempre come hai ascoltato oggi, e nessuna profondità ti spaventerà, né lascerai mai la pesca a mani vuote. Sembrano queste le parole del Signore rivolte a Pietro e a quanti con lui in quel giorno della pesca miracolosa. Il fatto che il Signore abbia chiamato Pietro pescatore di uomini significa che gli apostoli, i vescovi, il sacerdozio e tutti i cristiani che ricevono il dono di Dio devono lavorare, per amore e dovere, per la cattura – cioè la salvezza – di quante più persone possibile. Ciascuno secondo il suo dono: chi ha ricevuto molto deve portare di più, e da chi ha ricevuto di meno ci si aspetta di meno, come ha mostrato il Signore nella parabola dei talenti. Il servo che aveva ricevuto cinque talenti ne portò dieci, e quello che ne aveva ricevuti due ne portò quattro. Nessuno però deve vantarsi del dono di Dio come se fosse suo, tenendolo lontano dagli uomini o seppellendolo nella tomba del suo corpo, perché tale persona attira su di sé il giudizio nel fuoco della Geenna: il Vangelo di oggi non è solo una chiamata alla santità personale, ma all'evangelizzazione. Cosa possiamo noi, nel nostro presente e nella nostra condizione, per portare più persone a Cristo? Posso convincere la mia famiglia, i miei parenti, i miei colleghi, i miei amici a unirsi alla barca di Cristo? Se non riesco, è perché forse non sono una persona convincente, forse non vivo abbastanza cristianamente? Cosa posso fare per migliorare la mia spirtiualità? Cosa posso fare per diventare un credibile pescatore della barca della Chiesa? Sono queste le domande che devono albergare nei nostri cuori. 

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