La Ventunesima Domenica dopo Pentecoste - "La parabola del seminatore"

 Siamo giunti alla Domenica ventunesima di Pentecoste, nella quale ascoltiamo il Vangelo di Luca 8:5-15, la parabola del seminatore

Il seminatore uscì a seminare la sua semenza. Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono. Un'altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità. Un'altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono. Un'altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per intendere, intenda!». I suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola. Ed egli disse: A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo in parabole, perché vedendo non vedano e udendo non intendano. Il significato della parabola è questo: Il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non hanno radice; credono per un certo tempo, ma nell'ora della tentazione vengono meno. Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a maturazione. Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza. [Luca 8,5-15]


Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Abbiamo udito la parabola del Seminatore, che ovviamente è Dio. Il Signore Gesù Cristo ha deciso di presentarsi come Colui che viene nel mondo, "uscì a seminare", dice la Scrittura, ovvero a portare la sua Legge e il suo Amore. Il campo rappresenta il mondo, gli uomini. E il Signore ci parla di diversi gruppi di semi, che attecchiscono in modo differente. 

Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono. Il Signore dice chiaramente che questi sono  coloro che l'hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati. In uno degli Stromata (1,7), Clemente d'Alessandria dice che il seme sulla strada è stato il primo contatto di Dio con gli uomini dopo la caduta di Adamo: il cuore degli uomini era così lontano e duro che il seme non poteva attaccare, e il demonio è venuto e si è preso l'umanità. Ma un solo seme, quello di Abramo, è sopravvissuto alla diabolica cernita, e da quel singolo seme è nato prima un alberello esile (il giudaismo) e poi, con l'acqua viva del Redentore, è cresciuto maestoso fino a divenire un grande albero (la Chiesa cristiana). Sterili sono anche quelle piante - i nostri sforzi - che tentano di crescere su una strada che non è quella di Cristo. Il Signore ha detto infatti: Io sono la Via, la Verità e la Vita (Gv 12:6), ogni altra "via", ogni altra confessione religiosa o gruppo spirituale non porterà mai alla salvezza. Saranno semi gettati sull'asfalto. Ogni giorno i nostri cuori devono sforzarsi di rimanere vivi e non diventare duri come pietra. Ci ricorda questo san Simeone il Nuovo Teologo (XI secolo): 

Quando lasciamo la Chiesa, non dobbiamo lasciarci distrarre da problemi inutili e senza valore, affinché il diavolo non venga e ci trovi preoccupati per essi. È come quando il corvo trova un chicco di grano nel campo, prima che sia ricoperto di terra, lo prende e vola via con esso. Il diavolo ruba dai nostri cuori la memoria di questi insegnamenti catechetici e ci troviamo vuoti e privi di insegnamenti benefici (cfr Mt 13,19). (San Simeone il Nuovo Teologo, Discorso 30, 1)

E quelli sulla pietra sono coloro che, ascoltando la parola, l'accolgono con gioia, ma questi non hanno radice; credono per un po’, ma nel momento della prova vengono meno.

Prendiamo ora in esame gli altri, dei quali Cristo ha detto: E quelli sulla pietra sono coloro che, ascoltando la parola, l'accolgono con gioia, ma questi non hanno radice; credono per un po’, ma nel momento della prova vengono meno. Commenta mirabilmente san Cirillo d'Alessandria questo versetto dicendo:

Ci sono molti la cui fede non è stata dimostrata. Dipendono dalle parole e non usano la mente per comprendere i Misteri. La loro pietà è vuota e senza radici. Quando entrano in chiesa, spesso provano la gioia di vedere radunata una folla di persone. Ricevono volentieri l'insegnamento dei sacramenti da colui la cui missione è insegnare e lodare attraverso la preghiera. Lo fanno senza discernimento né giudizio e per volontà impura. Uscendo dalla chiesa, dimenticano subito i santi dogmi e riprendono la vita abituale, senza aver risparmiato nulla per le necessità future. Se la vita dei cristiani procede pacificamente, senza che il giudizio li turba, anche allora difficilmente conservano la fede, e ciò in una sorta di stato confuso e incerto. Quando la persecuzione li disturba e i nemici della verità attaccano la Chiesa del Salvatore, il cuore cessa di combattere, la mente getta lo scudo e fugge: questi sono i cuori di pietra. (San Cirillo d'Alessandria, Commento a Luca, Omelia 41)

Dice poi il Signore: 

Caduti tra le spine sono coloro che ascoltano la parola, ma camminando con le preoccupazioni, con le ricchezze e con i piaceri della vita, rimangono soffocati e non portano frutto

Sempre l'illuminato Cirillo d'Alessandria commenta, nella medesima omelia, anche questo passo:

Il Salvatore sparge il seme che ha messo radici nell'anima di coloro che lo ricevono. Stanno appena emergendo e cominciano a manifestarsi quando le preoccupazioni mondane li soffocano e li fanno appassire, coprendoli con le preoccupazioni temporali. Il profeta Osea disse: una semina che non porta spighe e che non contiene alcun seme (Osea 8, 7). In cose come queste dobbiamo essere come gli abili contadini che con pazienza tolgono le spine e strappano tutto ciò che è dannoso, e poi spargono il seme nella terra dissodata. Possiamo dire con fiducia che gli operai verranno con gioia, sollevando i loro covoni (Sal 125,6). Se uno semina in una terra piena di spine, di cardi e di stoppie, perde due volte. La prima volta perde i semi, poi spreca la sua fatica. Affinché il santo seme possa fiorire in noi, dobbiamo prima purificare la nostra mente dalle preoccupazioni temporali e dal vano desiderio che ci spinge a cercare la ricchezza. (San Cirillo d'Alessandria, Commento a Luca, Omelia 41)

La carità e la fede non devono mai abbandonarci. Ricorda ogni ora che la morte è vicina e agisci come se la tomba ti avesse già rinchiuso. Non essere in ansia per questo mondo, perché le preoccupazioni del mondo e l'avidità di ricchezza sono le spine che soffocano il buon seme. 

E sulla terra buona sono coloro che, con cuore puro e buono, ascoltano la parola, la osservano e portano frutto con pazienza. 

San Cirillo d'Alessandria completa l'esposizione di questa parabola dicendo:

Questo buon seme è degno di ammirazione. La terra ricca e buona dà i suoi frutti. Si dice che la migliore terra coltivata produca se stessa, quindi questo è il segno distintivo di ogni luogo fertile e produttivo. Dice il santo profeta sul condividere la parola di Dio E tutte le nazioni saranno felici per te, perché sarai una patria desiderata (Mal. 3,12). Quando la parola santa cade in una mente pura, che abilmente rifugge ogni male, mette radici profonde e germoglia dritta come una spiga di grano. Porta i suoi frutti a maturità essendo sana e ben fiorita. (San Cirillo d'Alessandria, Commento a Luca, Omelia 41)

In questa parabola si racchiude anche un invito a chi è diventato seminatore per volontà divina, ordinato ai santi Misteri come sacerdote della Chiesa di Cristo. A costoro, inviati dal Signore a seminare la sua parola, si chiede di portare con perseveranza l'Evangelo, seminando ovunque sul loro cammino: sarà poi la buona terra a ricevere adeguatamente il seme della salvezza. 

Che il Signore ci dia un cuore puro, affinché, ricevuto il seme del Vangelo, cresca in noi un grande albero con frutti abbondanti di grazia e verità. Amen. 

Commenti