La Chiesa Ortodossa e il veganesimo

 Il veganesimo e la sua variante più moderata, il vegetarianesimo, sono pratiche entrate nella quotidianità di moltissimi di noi. Ora che siamo alle porte del digiuno, è sicuramente una riflessione importante quella che nasce in molti cristiani ortodossi: alla fine, il veganesimo è compatibile con l'Ortodossia? Sempre di sì. Alla fine, siamo in stato di digiuno (senza carne, ne formaggi, ne uova, nè pesce) per buona parte dell'anno. 

La Chiesa Ortodossa invece ha ribadito ben due volte che il veganesimo è incompatibile con l'Ortodossia. 

Parliamo del Canone 2 del Sinodo di Gangra del 343 d.C. e del Canone 13 del sinodo di Braga nel 557 d. C. asseriscono esattamente la stessa cosa, ovvero: 

Se qualcuno si astiene dal mangiare le carni che Dio ha dato all''uomo per nutrirsi, in disprezzo della materia, su di lui sia anatema.

I canoni di questi concili miravano a combattere due eresie simili ma distinte, gli insegnamenti di Eustrazio il primo, mentre il secondo di Priscilliano lo gnostico. Ora, tutti noi ortodossi sappiamo che i monaci non mangiano mai carne (pesce, formaggio e uova solo per le feste e nei periodi non di digiuno). Sembra una contraddizione che quindi si combatta il vegetarianesimo tout court, ma al contempo il movimento monastico ortodosso abbia fra i cardini della sua prassi proprio l'eliminazione della carne dalla dieta?

In realtà no. Il veganesimo di Priscilliano e di Eustrazio era dettato dall'odio per la materia e dalla concezione gnostica della vita, ovvero dell'idea che mangiare carne significasse perpetuare uno stato spirituale decaduto e sporcarsi spiritualmente. L'idea che certi alimenti siano proibiti nelle sette cristiane nasce dalle proibizioni della legge ebraica, come dice nel Levitico e nel Deutoronomio, di non assumere carne di animali tipo il maiale.  La coscienza della Chiesa ha stabilito che tutti gli alimenti sono buoni, secondo la visione di san Pietro così come narrata in Atti.

Il giorno dopo, mentre essi erano per via e si avvicinavano alla città, Pietro salì verso mezzogiorno sulla terrazza a pregare.  Gli venne fame e voleva prendere cibo. Ma mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi. Vide il cielo aperto e un oggetto che discendeva come una tovaglia grande, calata a terra per i quattro capi. In essa c’era ogni sorta di quadrupedi e rettili della terra e uccelli del cielo. Allora risuonò una voce che gli diceva: «Alzati, Pietro, uccidi e mangia!». Ma Pietro rispose: «No davvero, Signore, poiché io non ho mai mangiato nulla di profano e di immondo». E la voce di nuovo a lui: «Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo più profano».  Questo accadde per tre volte; poi d’un tratto quell’oggetto fu risollevato al cielo. [Atti 10:9-16]


I monaci ortodossi non rifiutano la carne perché la ritengono immonda o impura, o perché spinti da un desiderio di "evitare di uccidere gli animali", ma perché fa parte dello sforzo umano il rinunciare a qualcosa di buono. La carne, specialmente nell'antichità, era considerata un cibo ricco e prelibato, non si mangiava sempre, ma solo per alcune occasioni o feste. Di solito, le famiglie cristiane consumano carne la domenica e nei giorni di festa. Il monaco decide di lasciare la carne come uno dei tanti segni di rinuncia ai piaceri del mondo, inclusi quelli del palato. 

La Chiesa Ortodossa comanda a tutti i suoi figli di rinunciare temporaneamente alla carne e anche agli altri prodotti animali nei periodi annuali di magro, che sono la preparazione alle grandi feste, specialmente durante la Quaresima, proprio perché invece di concentrarsi sulla carne (sia propria sia quella alimentare), il cristiano decide di concentrarsi sulle realtà ultime. 

Il Cristianesimo non obbliga i suoi aderenti ad un veganesimo perpetuo. Anche i monaci, che come abbiamo detto rinunciano per sempre alla carne, mangiano regolarmente pesce, formaggi e uova, proprio perché la carne non viene ritenuta impura, ma la sua assenza diventa un sacrificio per il monaco. 

Anche se i monaci ortodossi hanno un grande amore per la natura e gli animali, nel Cristianesimo ortodosso è assente quella forma di neo-paganesimo che idolatra la natura e innalza gli animali ad una parità con l'Uomo. L'Ortodossia insegna il rispetto per la Natura che ci fu data in custodia, ma ritiene l'essere umano al di sopra delle altre creature terrestri. Equiparare l'umanità alle bestie irrazionali è rifiutare il progetto divino per l'Umanità e quindi è peccato di idolatria. 


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