La Chiesa Russa risponde alla risoluzione nazionalista del patriarcato romeno (news)

 Secondo quanto riportato da Orthodox Christianity, il patriarca di Mosca, Kirill, e il sinodo della Chiesa Russa hanno risposto alle risoluzioni prese dal sinodo romeno del 29 febbraio, nel quale il patriarcato di Bucarest ha invitato le parrocchie romenofone in Ucraina e Moldova a tornare alla "Madre Chiesa romena". 

Il 12 marzo 2024 il santo sinodo russo ha ribadito il suo supporto alle giurisdizioni moldava e ucraina sotto l'egida del patriarcato di Mosca, richiamando all'attenzione il fatto che i vescovi romeni delle Metropolia di Bessarabia agiscono senza il consenso di tutte le Chiese sorelle, ma solo nell'interesse della Chiesa romena, soggetta allo Stato romeno, il quale ha una politica nazionalista e irredentista specialmente con le regioni della Moldavia, della Bucovina (Ucraina del sud) e con la Serbia settentrioanle (Banato e Voivodina). In particolare, il metropolita Vladimir di Chișinău ha perso molti chierici a causa di un esodo di massa di preti e diaconi dalla metropolia russa alla metropolia romena, in quanto i vescovi romeni possono offrire un salario, mentre la metropolia russa no. 


Foto del sinodo del 12 marzo, dall'articolo di Orthodox Christianity sovramenzionato

La Chiesa Russa insiste dicendo che la Chiesa Romena sta calpestando i seguenti canoni: Canoni 11, 12, 31, e 32 Apostolici, Canone 2 del Secondo Concilio Ecumenico, Canoni 5 e 8 del Terzo Concilio Ecumenico, Canone 13 del Quarto Concilio Ecumenico, Canone 17 del Concilio Trullano, e Canoni 13 e 22 del Concilio di Antiochia. 

Segue ora il commento del blogger. 

Su questo blog osserviamo una neutralità diplomatica, anche perché siamo italiani e non pendiamo per nessuna comunità etnica particolare: amiamo tutta l'Otodossia e tutte le varie tradizioni che sono nate in differenti Paesi; noi rispettiamo ogni localismo e ogni espressione ortodossa nazionale, ma ci sentiamo in dovere di attenzionare il lettore circa il pernicioso male dell'estremismo nazionalista che alcune Chiese hanno adottato come parte della loro ecclesiologia. In particolare il patriarcato romeno si considera garante dell'unità nazionale romena e ha adottato una politica interna del tutto simile a quella della vulgata nazionalista del popolo romeno, senza riguardo per i limiti canonici che la Chiesa ha adottato nei secoli. Inoltre, mentre la metropolia del metropolita Vladimir offre uffici divini sia in romeno che in slavo ecclesiastico, in base alla comunità locale (villaggi o parrocchie romenofone o russofone), la Metropolia di Bassarabia non ha rispetto per le minoranze russe della Rep. di Moldova, ma intende romenizzare completamente il popolo moldavo (che ha una sua identità) e col tempo, sicuramente, passare anche al calendario Nuovo, anche se per adesso utilizza il calendario Giuliano, adattandosi al popolo moldavo che non vuole saperne di cambiare. 

Vogliamo ricordare che la Bucovina aveva una metropolia autocefala e così anche la Moldavia, mentre il Banato serbo era, ovviamente, sotto la cura pastorale dei serbi (anche perché la città di Timisoara è stata serba per molti secoli prima di essere annessa alla Romania). Per la Storia dell'unione della Romania e quindi dell'assetto religioso, vi consigliamo di leggere un nostro saggio in proposito

Il patriarca romeno è considerato ormai un etnarca, con tutti i problemi del caso. 

Speriamo di cuore che le due Chiese sorelle arrivino ad un compromesso giurisdizionale soddisfacente per entrambe le parti, ma soprattutto che non danneggi il popolo fedele. 

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