Santo e giusto Melkisedech re di Salem e primo sacerdote

 Oggi 22 maggio / 4 giugno la santa Chiesa Ortodossa commemora il beato Melkisedech, primo sacerdote del Dio vero e re di Salem, insieme ai santi mariri Basilico e Marcello. 

La figura di Melchisedek appare nel libro della Genesi 14,17-20:

Quando Abram fu di ritorno, dopo la vittoria su Chedorlaomer e dei re che erano con lui, il re di Sodoma gli uscì incontro nella Valle di Save, cioè la Valle del re.  Intanto Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo  e benedisse Abramo con queste parole: "Sia benedetto Abramo dal Dio altissimo, proprietario del cielo e della terra,  e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici". Abramo gli diede la decima di tutto.

Anche nel salmo 109 viene citato:

Dice il Signore al mio Signore: «Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi». Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion: «Domina in mezzo ai tuoi nemici. A te il principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori; dal seno dell'aurora, prima della luce, io ti ho generato». Il Signore ha giurato e non si pente: «Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedec». Il Signore è alla tua destra, annienterà i re nel giorno della sua ira. Giudicherà i popoli: in mezzo a cadaveri ne stritolerà la testa su vasta terra. Lungo il cammino si disseta al torrente e perciò solleva alta la testa.

Abramo, antenato degli Ebrei, rispettava Melchisedec come suo superiore. Melchisedec non apparteneva al popolo ebraico, prefigurando in modo archetipico il sacerdozio universale in Cristo. Dai santi Padri, il re-sacerdote Melkisedech è una figura cristica, in quanto somma in sé i tre attributi di regalità, sacerdozio e profezia. La legge mosaica, invece, vietava ai Re di Israele di essere anche sommi sacerdoti, compito riservato ai leviti, con una provata discendenza (Neemia 7:61-65). Tuttavia, Dio nomina Re Davide, quale sacerdote alla maniera di Melchisedek. Nel contesto storico specifico, infatti, il re, pur non potendo essere sommo sacerdote, esercitava compiti sacerdotali in particolari occasioni (cfr. 1° Libro dei Re, 8,62-66). Questo perché Dio, tramite Mosé, ha poi diviso la monarchia dal sacerdozio, per differenziare il popolo ebraico dagli altri popoli pagani, i quali avevano re-sacerdoti creduti di origine divina (come in Mesopotamia e in Egitto). 

Fra i molti simboli che il giusto Melkisedech ebbe nella sua figura fu anche il fatto che egli offriva a Dio non sacrifici di sangue, ma incenso, pane e vino. Questa formula di adorazione divina sarà poi confermata da Cristo Gesù nell'Ultima Cena. E questo non è l'ultimo simbolo cristico di questo re-sacerdote degli antichi giorni. 



Nel Secondo Libro di Enoch si racconta la nascita di Melchisedek da una donna sterile e anziana di nome Sofonima (o Soponima). Ella era moglie di Nir, un fratello di Noè, ed era rimasta incinta miracolosamente, perché il marito non aveva rapporti con lei da lungo tempo, in quanto era stato nominato sacerdote. La donna morì prima di mettere al mondo il figlio, ma prima che Nir la seppellisse, Melchisedek venne fuori dal corpo della madre, essendo fisicamente sviluppato come un bambino di tre anni e capace di parlare e pregare Dio. Dopo 40 giorni, l'arcangelo Gabriele comparve a Nir e gli disse che avrebbe portato il bambino nel Giardino dell'Eden; Melchisedek fu così preservato dal Diluvio universale, in modo da poter tornare sulla Terra a tempo debito. Nir morì il giorno dopo che il bambino fu portato via da Gabriele e fu cresciuto nella pietà dagli Angeli, rendendolo un Sacerdote prototipo. L'ultimo discendente della linea di Melkisedech sarà proprio nostro Signore Gesù Cristo, vero unico e sommo Sacerdote Eterno. Ricordiamo che il Secondo Libro di Enoch fa parte della Bibbia Etiope. 

San Paolo Apostolo inoltre parla del giusto Melkisedech con queste parole della Lettera agli Ebrei:

Ebrei 7,1-4 – Questo Melchisedek infatti, re di Salem, sacerdote del Dio Altissimo, andò incontro ad Abramo mentre ritornava dalla sconfitta dei re e lo benedisse; a lui Abramo diede la decima di ogni cosa; anzitutto il suo nome tradotto significa re di giustizia; è inoltre anche re di Salem, cioè re di pace. Egli è senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio e rimane sacerdote in eterno. Considerate pertanto quanto sia grande costui, al quale Abramo, il patriarca, diede la decima del suo bottino.

Ebrei 7,14-17 – È noto infatti che il Signore nostro è germogliato da Giuda e di questa tribù Mosè non disse nulla riguardo al sacerdozio. Ciò risulta ancor più evidente dal momento che, a somiglianza di Melchisedek, sorge un altro sacerdote, che non è diventato tale per ragione di una prescrizione carnale, ma per la potenza di una vita indefettibile. Gli è resa infatti questa testimonianza: Tu sei sacerdote in eterno alla maniera di Melchisedek.

Ebrei 7,22-24– Per questo, Gesù è diventato garante di un'alleanza migliore. Inoltre, quelli sono diventati sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro di durare a lungo; egli invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta.

Lo Spirito Santo intendeva così mostrare che non era ancora aperta la via del santuario, finché sussisteva la prima Tenda. Essa infatti è una figura per il tempo attuale, offrendosi sotto di essa doni e sacrifici che non possono rendere perfetto, nella sua coscienza, l'offerente, trattandosi solo di cibi, di bevande e di varie abluzioni, tutte prescrizioni umane, valide fino al tempo in cui sarebbero state riformate. Cristo invece, venuto come sommo sacerdote di beni futuri, attraverso una Tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano di uomo, cioè non appartenente a questa creazione, non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue entrò una volta per sempre nel santuario, procurandoci così una redenzione eterna. (Ebrei 9:8-12)

Per le preghiere del giusto e retto Melkisedech, Signore Gesù Cristo Dio nostro, abbi pietà di noi e salvaci. Amen. 

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