La terapia spirituale nel Sacramento della Confessione

 Per molti cristiani, il "pentimento" è un tema ricorrente, che ascoltano spesso. Il Vangelo, gli inni liturgici, le prediche. Chi frequenta la Chiesa sa che deve "pentirsi". Ma spesso il cristiano non arriva a capire come. Forse riesce perfino a capire il perché, a livello teorico, ma poi sorge una domanda: "perché confessarmi, perché pentirmi, se so che peccherò di nuovo?" perché sì, bisogna ammetterlo, il peccato è una abitudine. Alle volte è proprio legata ad un recesso intimo che non si può estirpare. O almeno ci sembra. Non uso la parola "naturale", perché non è naturale per l'uomo il peccato. Il peccato è una intrusione nella nostra essenza originale, è un qualcosa di esterno. Almeno così lo definiscono  i Padri della Chiesa, commentando la Genesi. 

E se peccare è una abitudine così radicata, la mia confessione temporanea potrebbe ripetersi a breve. Lo stesso peccato, ancora e ancora, ci tormenta. Raramente compiamo peccati diversi, raramente usciamo dalla nostra abitudine: questo perché il peccato ci tormenta e instilla in noi un senso di routine. Sembra assurdo, ma è così.

Dunque, la confessione è "inutile"? 

In primo luogo, è necessario comprendere che Dio non comanda nulla di insignificante. Sarebbe assurdo affermare che Dio ha stabilito sacramenti "inefficaci" senza fornire una garanzia. Egli non richiede il nostro lavoro per il gusto del lavoro stesso. Egli desidera la nostra salvezza e il ripristino della dignità umana così tanto che non ha risparmiato Suo Figlio per raggiungere questo obiettivo. Questo stesso atto mostra quanto sia seria e importante la questione della nostra salvezza per Dio. Pertanto, ognuno dei Suoi comandamenti è supremamente intenzionale e saggio. Se c'è davvero un significato nelle prescrizioni divine, allora il problema è dentro di noi. Forse siamo noi che stiamo facendo qualcosa di sbagliato. 

Ecco un esempio. Una persona si pente della sua rabbia. Questa passione lo tormenta e non gli dà pace. I suoi cari, i suoi subordinati e le persone della sua vita ne soffrono, ma soprattutto soffre lui stesso. Confessa ripetutamente questo peccato, elencando tutti coloro a cui ha urlato o picchiato e in quali circostanze, ma la situazione non cambia. Non cambia perché la persona ha bisogno di combattere non i risultati della passione, ma la passione stessa. Il peccato è solo una manifestazione esterna di cause interne radicate nel cuore umano. In altre parole, il peccato è un'azione, mentre la passione è il suo movente. Non è una coincidenza che i Padri dicano che la mente è facilmente inquinata ma anche facilmente purificata, se il cuore lo vuole. Il cuore, tuttavia, desidera ardentemente essere inquinato e desidera ardentemente essere purificato al medesimo tempo. Questa è la differenza tra peccato (un'azione) e passione (un'abitudine).



La confessione


Esistono passioni e abitudini buone? Sant'Isacco il Siro dice di sì. Nelle sue Centurie, egli esprime, ad esempio, che una buona abitudine è essere gentili con tutti. Confessarsi spesso è una buona abitudine. Amare gli altri è indubbiamente una "passione" fruttuosa. E quindi, occorre una metamorfosi di paradigma, non semplicemente un ascolto supino del tema del pentimento. La terapia spirituale del cambiamento è la guida che abbiamo per sfuggire al decorso dell'abitudine. Il pentimento sincero è sempre lampante, pieno di lacrime, di gesti eclatanti? non sempre. Anzi, quasi mai. Le lacrime e i singhiozzi sono alle volte il risultato di una illuminazione dello Spirito Santo, ma più spesso il pentimento è una azione lunga sul nostro cuore, è un processo. Prima di arrivare alle lacrime e all'ammenda del peccato, passiamo spesso per altre forme di penitenza o di lavoro spirituale su noi stessi. Innanzi tutto, conoscere il proprio peccato e riconoscerlo è già un ottimo passo. Anche se ci sembra che non siamo "veramente pentiti", almeno riconoscere di essere decaduti è l'ottimo inizio. Affidiamoci alle cure esperte di un padre spirituale anziano per guarire dalla nostra infermità dell'anima. E questo avviene tramite il sacramento della Confessione. 

Il sacramento della Confessione è un dono grande e generoso di Dio. Felice chi lo capisce, disperato chi lo trascura. Nella teologia orientale, viene chiamato anche Mistero della Penitenza. Perché questo agire dello Spirito Santo in noi, questa purificazione lenta ma costante, se accogliamo il Signore in noi, è veramente misteriosa nel suo agire. 

Tuttavia, bisogna affrontare la Confessione onestamente, con un cuore sincero, senza traccia di autocommiserazione e autogiustificazione. Il leggio  confessionale è il nostro Golgota, sul quale dobbiamo crocifiggere il nostro amor proprio e l'autogiustificazione. Dio accetta il pentimento di qualsiasi persona e in questo sacramento concede la grazia per superare le passioni. Ma noi non ne facciamo uso. Invece, nella migliore delle ipotesi, trasformiamo il pentimento in un resoconto delle nostre azioni peccaminose e, nella peggiore, inventiamo ragioni per giustificare le nostre azioni e persino accusiamo il sacramento della Confessione di essere inefficace. La domanda "Perché dovrei pentirmi se so che peccherò di nuovo?" è indicativa in questo senso. Rivela l'ignoranza spirituale di una persona che non ha familiarità con il vero pentimento, dimostrando la sua astuzia velata e la sua riluttanza a cambiare. È come se la persona dicesse: "Mi pento, ma il pentimento non funziona". Sono vere le parole: “Chi vuole agire trova il modo, chi non vuole agire trova una scusa” (Socrate).

Dioè Buono e Misericordioso. Ma si aspetta da noi l'abnegazione, l'abbandono assoluto e senza compromessi di pensieri e azioni empi. L'autogiustificazione e la falsa vergogna svalutano il pentimento, rendendoci come Adamo, che incolpò Dio per la sua caduta. Il pentimento gradito a Dio non teme la vergogna temporanea. Al contrario, la preferisce alla vergogna eterna da cui non ci sarà salvezza, per sempre. Il pentimento sincero e onesto può fare miracoli, guarire le vecchie ferite dell'anima, rendere una persona come il ladrone saggio e condurla in paradiso insieme ai giusti che hanno gradito Dio attraverso il pentimento.

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