Chiunque sia mai stato ad una liturgia ortodossa, sa che alla Divina Liturgia, così come ai Vespri e al Mattutino, alla grande ectenia iniziale detta "di pace", alla terza petizione, udiamo queste parole:
Per la pace del mondo intero, per la stabilità delle sante Chiese di Dio, e per l'unione di tutti, preghiamo il Signore. (traduzione generalmente in uso nella lingua italiana)
Gli ecumenisti contemporanei e i membri del "rito cattolico orientale" sostengono che la Santa Chiesa Ortodossa presumibilmente preghi per l'unione di tutte le Chiese, cioè la Chiesa ortodossa, quella cattolica e le varie Chiese protestanti. Tale interpretazione è errata. Ciò è evidente poiché, in greco, la parola "chiesa" ( ekklesia ) è di genere femminile, ma la parola "tutti" ( panton ) è di genere genitivo maschile. Pertanto, non si può in alcun modo interpretare "per l'unione di tutti" nel senso di "per l'unione di tutte le Chiese".
L'espressione "per l'unione di tutti" è tratta dalla Lettera di San Paolo agli Efesini, "Finché giungiamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio" (Ef 4,13). Il Beato Teofilatto il Bulgaro spiega questo brano così:
Raggiungiamo tutti l'unità della fede, cioè sembriamo tutti avere una sola fede, non differendo gli uni dagli altri in questioni di dogma, e non avendo tra noi differenze nel modo di vivere. Perché allora ci sarà vera unità di fede, quando avremo la retta opinione in materia di dottrina e conserveremo l'unione dell'amore ( Commento al Nuovo Testamento del Beato Teofilatto).
Cristo pregò per questa unione dei fedeli nella Chiesa nella Sua preghiera a Dio Padre: "Non prego solo per questi (gli Apostoli), ma anche per quelli che crederanno in me per mezzo della loro parola, affinché tutti siano una cosa sola" (Gv 17,20-21). Pertanto, secondo San Simeone di Tessalonica, pregando per "l'unione di tutti", preghiamo per l'unità spirituale e mistica di tutti i membri della Chiesa tra loro, "per l'unità nella fede corretta, nell'amore e in una vita gradita a Dio" (citato dal Tipico esplicativo di Skaballanovich, 2a ea., p. 77).
Di quali Chiese e di quale tipo di unione si parla in questa petizione? Il termine "chiesa" ( ekklesia ) di solito non viene utilizzato negli scritti patristici in relazione alle comunità eretiche, con poche eccezioni (vedi Lampe, Lessico greco). Sant'Ippolito di Roma, ad esempio, non chiama la comunità del vescovo Callisto una chiesa, ma piuttosto una scuola, come venivano chiamate le comunità eretiche (vedi Studi sulla storia del dogma ecclesiastico del vescovo Ilarion (Troitsky), p. 325). Questo nonostante il fatto che le differenze tra Sant'Ippolito e il vescovo Callisto non fossero dogmatiche, ma di carattere disciplinare, cioè uno scisma. Inoltre, solo le Chiese ortodosse potevano essere chiamate "sante Chiese di Dio". Pertanto, la pretesa degli ecumenisti di interpretare il termine "chiese", così come usato nella petizione, nel senso di chiese eterodosse, è priva di fondamento. (In Russia, le espressioni "Chiesa cattolica" e "Chiesa luterana" entrarono in uso solo al tempo di Pietro il Grande, evidentemente sotto l'influenza dell'uso linguistico occidentale.)
Le "Sante Chiese di Dio" sono le Chiese ortodosse locali. Fin dai tempi apostolici è consuetudine chiamare chiesa la comunità cristiana di ogni città. Così San Paolo scrive le sue epistole alla Chiesa di Dio che è a Corinto (1 Cor 1,2) e alle Chiese della Galazia (Gal 1,2), e San Giovanni il Teologo scrive alle Chiese di Efeso, Smirne, ecc. (Ap 2,1.8). Ai nostri giorni, la Chiesa di un'intera nazione è solitamente chiamata chiesa: la Chiesa russa, la Chiesa georgiana, ecc. Tutte queste Chiese locali, rimanendo nell'unità di spirito e nella comunione orante tra loro, compongono l'unica Chiesa cattolica (universale). Questo è ciò che la petizione "per l'unione di tutte le sante Chiese di Dio" afferma riguardo all'unità di spirito e all'unità.
San Basilio Magno usa un paragone per descrivere la condizione della Chiesa ai suoi tempi. In una lettera ai sacerdoti di Tarso scrive: "La condizione della Chiesa assomiglia già a vecchi vestiti che in ogni circostanza si strappano facilmente e non possono più tornare alla loro forza originale" ( Opere di San Basilio, San Pietroburgo, 1911, vol. 3, p. 138). Il tempo di San Basilio fu un periodo travagliato per la Chiesa. L'eresia ariana si era diffusa, protetta dall'imperatore Valente. Peggio dell'attacco degli ariani, tuttavia, era la mancanza di unità tra gli ortodossi. Molti vescovi non erano in comunione liturgica, sospettandosi a vicenda di eresia. Il compito principale di San Basilio il Grande nella sua attività episcopale era l'instaurazione della pace nella Chiesa e l'unificazione della Chiesa. Quando stabiliva la comunione con qualsiasi Chiesa, San Basilio richiedeva che confessasse il Credo niceno. Ai nostri tempi eresie e tentazioni laceravano allo stesso modo la Chiesa di Cristo: l'ecumenismo, il nuovo calendario ecclesiastico, il modernismo, il sergianesimo.
Pertanto, una traduzione che mi permetto di offrire come alternativa più teologicamente corretta potrebbe essere:
Per la pace del mondo intero, per la stabilità delle sante Chiese di Dio, e per l'unanime concordia, preghiamo il Signore.
Affidiamo il proposito dell'unità ortodossa alla Madre di Dio, come già canta la Chiesa:
«O Vergine pura e illibata, che hai generato la nostra Vita, fa' cessare gli scandali della Chiesa e nel tuo amore donale la pace» (Mattutino del Grande Sabato, seconda stasi delle Lodi).
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