Cosa si canta quando il vescovo si veste dei suoi paramenti?

Mi hanno mandato una email recentemente con una domanda: cosa canta il coro quando il vescovo entra in chiesa e si veste dei paramenti nel centro della chiesa?

Una domanda specifica, interessante, di liturgica. Rispondiamo a questo messaggio.

San Simeone di Tessalonica è considerato l'ultimo discepolo di San Gregorio Palamas e un importante teologo del suo tempo. Il Tipico di San Simeone è una delle opere liturgiche più importanti della Chiesa ortodossa, avendo avuto una grande influenza sul modo in cui vengono celebrate le funzioni fino ad oggi. Nelle pagine del suo Tipico, troviamo informazioni relative agli inni che vengono cantati quando il gerarca riceve l'abito all'inizio della Divina Liturgia.

"E dopo questo, i coristi cantano Da tempo i profeti... e Per molti anni... e Proteggi, Salvatore, il nostro vescovo e signore... E quando cominciano a cantare Da tempo i profeti, il vescovo si siede nel suo stallo e quando il clero esce a riceverlo, dopo aver ricevuto la benedizione, cambia anche tutti i paramenti del vescovo. E subito dopo termina il servizio [del Mattutino], egli si posiziona alle porte regali e serve la divina Liturgia insieme al suo clero."

(Estratto dal Tipico di San Simeone di Tessalonica (XV secolo), dal manoscritto Athena EBE 2047, pagina 221v)

Interessante che al giorno d'oggi si aggiunge un altro canto, il Più Venerabile dei Cherubini, probabilmente perché l'uscita del clero verso il centro della chiesa corrisponde con il termine dell'Ora Sesta, quando è previsto cantare il megalinario della Vergine Maria. Lo "stallo" è inteso come la sedia episcopale che viene posizionata sotto il policandro nel centro della chiesa, ove il vescovo siederà per la prima parte della liturgia. 

L'inno "Da tempo i profeti" è un inno mariano, in cui si sottolinea la chiamata speciale di Maria, con un gioco poetico che riprende alcuni temi dell'Acatisto: 

Da tempo i profeti ti hanno profetizzato, o Vergine, Arca benedetta e Monte intatto, turibolo d'oro e porta mai solcata, palazzo regale e scala celeste: o Regina del Cosmo, i profeti ti hanno prefigurata: sii nostra intercessione

Poi si canta il policronio, ovvero l'augurio di lunga vita al vescovo, che ha queste parole: 

Per molti anni concedi salute al nostro vescovo, per molti anni. A cui si aggiunge: Proteggi, o Salvatore, e concedi la salute al nostro signore e Vescovo (nome), e donagli molti anni, molti anni

Queste due espressioni sono cantate con solennità e con melodie prolisse, per dar tempo al clero di vestire il vescovo. Poiché serve molto tempo, di solito si aggiunge anche il Megalinario, come abbiamo già detto. 

Il coro canta l'inno "Da tempo i profeti" perché la liturgia, che è espressione e memento della vita di Cristo e della sua missione terrena, sta per iniziare. Così ci ricordiamo di Maria Santissima, colei che ha partorito Iddio, il soggetto della nostra adorazione. 

Gli auguri al vescovo fanno parte della cultura curiale antica, quando l'intera comunità conosceva bene il suo pastore e c'era un rapporto reale, filiale, fra esso e i suoi credenti. Sperare che il vescovo saggio e buono viva a lungo è la naturale espressione di un amore vivo, sentito, oggi purtroppo incompreso, perché i nostri vescovi sono più amministratori che non padri. Ma questa è un'altra storia.

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