Questi Vecchi Calendaristi...

Un vecchio articolo di Nikolaos Mannis pubblicato sul suo sito, che ci racconta una storiella sulla Resistenza nell'Ortodossia.


 "Vecchi Calendaristi". Un termine che provoca disagio e un sorriso sarcastico tra coloro che seguono il nuovo calendario. I molti – gli indifferenti – li considerano qualcosa di simile ai Talebani: muffa, conservatorismo e rigore. I cristiani ingenui, spaventati dalle parole di anziani e vescovi, li considerano scismatici, estranei alla Chiesa. I più informati si concentrano sugli estremismi – che in definitiva esistono ovunque – e li trattano come estremisti, come una minaccia. Gli ecumenisti li guardano con disgusto, ma temono anche il contatto con loro, per paura che qualche nuovo [Konstantinos] Karayiannides appaia con le sue forbici, o qualche monaco zelante con un Pedalion sovrappeso e li colpisca in testa. Gli antiecumenisti – quanto meno non vogliono sentir parlare di "Vecchi Calendaristi"! Il timore di essere etichettati anche loro come "Vecchi Calendaristi" da altri li terrorizza a tal punto che preferiscono rimanere in comunione con gli ecumenisti.

Quel terrore si riflette nell'espressione del noto Padre Epifanio Theodoropoulos: "Ah, se solo non esistessero quei Vecchi Calendaristi... cosa farei!". Cosa farebbe, naturalmente, lo sappiamo bene. Ciò che gli ortodossi hanno sempre fatto in tempi di eresia: una cessazione della comunione con i nuovi eretici. Ma come avrebbe potuto Padre Epifanio isolarsi dal lupo travestito da pecora, Atenagora, senza correre il rischio di essere considerato come quegli esattori delle tasse, i "Vecchi Calendaristi"?

Naturalmente, non tutti i nuovi calendaristi consideravano i loro fratelli in questo modo. L'attento e carismatico anziano Filoteo Zervaco, anche quando rimproverava gli eccessi dei "vecchi calendaristi" (di solito a seguito di accese discussioni contro il nuovo calendario), sapeva discernere che questi non esprimevano la totalità degli ortodossi che seguono il calendario patristico, ma solo alcuni di loro, le cui azioni e idee sono condannate persino dai prudenti e zelanti "vecchi calendaristi" in difficoltà.

Nello specifico, l'indimenticabile Anziano scrive nell'opuscolo Arousing Salvific Trumpet (1959):

"Lodo la posizione e la perseveranza dei vecchi calendaristi nelle tradizioni patristiche, poiché l'introduzione del nuovo calendario nella Chiesa ortodossa è stata fatta in modo sconsiderato, non canonico e illegale... [tuttavia] non posso lasciare inosservato, incontrollato e non condannato lo zelo – non secondo la conoscenza – di certi vecchi calendaristi, il loro fanatismo, i loro eccessi, le loro deviazioni e le delusioni in cui sono caduti... e molte altre cose che ometto, per non rattristare coloro che lottano legittimamente e con prudenza e discernimento.

E l'Anziano illuminato sapeva bene quanto bene quella persistenza nelle tradizioni patristiche facesse all'Ortodossia, da parte dei "Vecchi Calendaristi", che lottavano legittimamente, con prudenza e discernimento. Il cambiamento del calendario era solo una parte del piano modernista. Le parti rimanenti sarebbero seguite: la modifica del Paschalion, l'abolizione della tonaca e dei digiuni, le seconde nozze dei sacerdoti e il matrimonio dei vescovi, il "rinnovamento" liturgico e tutte le questioni previste per la discussione al Concilio Ecumenico allora in programma, che avrebbe già attuato le innovazioni eretiche, se non fosse stato per i "Vecchi Calendaristi".

Un esempio lampante è il fallimento del tentativo di cambiamento del Paschalion, perseguito dal Patriarca Basilio III, che si rivelò essere un massone, un fallimento dovuto alla lotta dei "Vecchi Calendaristi". Il Katholiki (giornale dei papisti in Grecia) scrive a proposito di questo stesso rifiuto del cambiamento del Paschalion da parte della Nuova Gerarchia Calendarista della Grecia:

"Il Santo Sinodo di Grecia, come risulta evidente dalla lettera di risposta di cui sopra, riconosce effettivamente l'errore del Paschalion e ne accetta calorosamente la correzione, ma a determinate condizioni. Queste condizioni testimoniano senza dubbio – contrariamente alla ferma e lodevole posizione del Patriarca ecumenico – una certa codardia, derivante ovviamente dal timore di un possibile ripetersi delle note scene legate al Calendario" (novembre 1928).

Sì, cari! Senza i "Vecchi Calendaristi", saremmo già Papisti... Questo movimento di pietà costituì una grande barriera contro le correnti eterodosse di innovazione; divenne un terrore per gli pseudo-ortodossi che operavano l'illegalità. Questa guardia dei "Vecchi Calendaristi" custodiva le Termopili noetiche della Fede. E gli eccessi e l'ignoranza di molti tra loro non diminuiscono in alcun modo il valore della loro Resistenza Ortodossa.

La guerra contro i "Vecchi Calendaristi" da parte degli antiecumenisti del Nuovo Calendarismo – quelli chiamati anche conservatori – non solo li pone nella stessa categoria degli ecumenisti ortodossi (con i quali comunicano senza vergogna, diventando così ipocriti, poiché mentre parlano dei "due estremi", in realtà comunicano con uno di essi!), ma li priva anche dell'unica opportunità di reagire in futuro alle imminenti innovazioni. Pertanto, quando l'Ortodossia verrà tradita attraverso un Concilio Ecumeni(sti)co, si troveranno di fronte a un vicolo cieco e cadranno nella stessa trappola che hanno costruito.

Stiamo dunque attenti alle generalizzazioni e alle condanne, camminiamo con discernimento e con zelo secondo conoscenza e non restiamo in comunione con coloro che hanno una mente eretica nemmeno per un'ora.

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