Offriamo la traduzione della omelia di s. Gregorio Palamas per la festa della Vergine Maria, così come riportato su Orthodox Christianity. In basso, l'icona della festa.
Se un albero si riconosce dai suoi frutti, e un albero buono produce frutti buoni (cf. Mt 7,17; Lc 6,44), allora non è forse la Madre della Bontà stessa, Colei che generò l’Eterna Bellezza, incomparabilmente più eccellente di ogni bene, sia in questo mondo che in quello superiore? Perciò l’immagine coeterna e identica della bontà, il Preeterno, Colui che trascende ogni essere, il Verbo del Padre preesistente e buono, mosso dal suo ineffabile amore per il genere umano e dalla sua compassione per noi, assunse la nostra immagine affinché potesse riprendere per Sé la nostra natura, che era stata trascinata giù fino all’estremo Ade, per rinnovare questa natura corrotta e innalzarla fino alle altezze del Cielo. A questo scopo Egli doveva assumere una carne che fosse nuova e allo stesso tempo nostra, così da poter rifare noi stessi a partire da noi stessi. Ora Egli trova una Serva perfettamente adatta a queste esigenze, Colei che offre la propria natura immacolata, l’Ever-Vergine che ora celebriamo, e della cui miracolosa Entrata nel Tempio, nel Santo dei Santi, facciamo oggi memoria. Dio la predestinò prima dei secoli per la salvezza e il riscatto del nostro genere. Fu scelta non semplicemente dal popolo, ma tra i prescelti di ogni epoca, rinomati per pietà e sapienza, e per le loro parole e opere gradite a Dio.
All’inizio, vi fu uno che si levò contro di noi: l’autore del male, il serpente, che ci trascinò nell’abisso. Molte ragioni lo spinsero a insorgere contro di noi, e molti sono i modi con cui ha reso schiava la nostra natura: l’invidia, la rivalità, l’odio, l’ingiustizia, il tradimento, l’astuzia, ecc. A tutto ciò si aggiunge la potenza di infliggere la morte, che egli stesso generò, essendo il primo a cadere dalla vera vita.
L’autore del male fu geloso di Adamo quando lo vide essere guidato dalla terra al Cielo, dal quale egli stesso era stato giustamente scacciato. Colmo d’invidia, si avventò su Adamo con terribile ferocia, e desiderò persino rivestirlo della veste della morte. L’invidia non è solo generatrice di odio, ma anche di omicidio, ed è proprio questo serpente realmente misantropo che produsse in noi l’omicidio. Egli voleva dominare sugli esseri terreni per la rovina di ciò che era stato creato a immagine e somiglianza di Dio. Non avendo l’audacia di attaccare faccia a faccia, ricorse all’inganno e alla frode. Questo stratagemma orribile e malvagio si finse amico e consigliere utile assumendo la forma fisica di un serpente, e furtivamente prese posizione. Con il suo consiglio avverso a Dio instillò nell’uomo la sua potenza mortifera, come un veleno.
Se Adamo fosse stato abbastanza forte da osservare il comandamento divino, si sarebbe dimostrato vincitore del suo nemico, resistendo al suo assalto mortale. Ma poiché cedette volontariamente al peccato, fu sconfitto e divenne peccatore. Essendo egli la radice della nostra stirpe, generò noi come germogli portatori di morte. Dunque era necessario per noi, se egli doveva combattere contro la propria sconfitta e riconquistare la vittoria, liberarsi del veleno mortifero nella sua anima e nel suo corpo, e ricevere vita, vita eterna e incorruttibile.
Era necessario per noi avere una nuova radice del nostro genere, un nuovo Adamo, non solo senza peccato e invincibile, ma capace anche di perdonare i peccati e liberare dalla punizione coloro che vi erano soggetti. E non solo doveva avere la vita in Sé stesso, ma anche la capacità di restituirla, così da poter concedere a coloro che si uniscono a Lui e gli sono consanguinei nello spirito sia la vita sia il perdono dei peccati, rianimando non solo coloro che vennero dopo di Lui, ma anche quelli che erano morti prima di Lui. Perciò san Paolo, quella grande tromba dello Spirito Santo, esclama: «Il primo uomo Adamo divenne essere vivente, l’ultimo Adamo spirito vivificante» (1 Cor 15,45).
Tranne Dio, non c’è nessuno che sia senza peccato, o che possieda la vita, o che possa rimettere i peccati. Dunque il nuovo Adamo deve essere non solo Uomo, ma anche Dio. Egli è allo stesso tempo vita, sapienza, verità, amore e misericordia, e ogni altro bene, così da poter rinnovare l’antico Adamo e restituirlo alla vita mediante misericordia, sapienza e giustizia. Queste sono l’opposto delle cose usate dall’autore del male per provocare il nostro invecchiamento e la nostra morte.
Come l’uccisore del genere umano si levò contro di noi con invidia e odio, così la Fonte della vita fu innalzata [sulla Croce] a causa della sua immensa bontà e del suo amore per gli uomini. Egli desiderò intensamente la salvezza della sua creatura, cioè che la sua creatura fosse restaurata da Lui stesso. In contrasto, l’autore del male voleva condurre alla rovina la creatura di Dio, e così sottomettere l’umanità al suo potere e tirannicamente affliggerci. E allo stesso modo in cui egli riuscì a vincere e far cadere l’umanità mediante l’ingiustizia e l’astuzia, con inganno e malizia, così il Liberatore ha portato alla sconfitta l’autore del male e alla restaurazione della sua creatura con verità, giustizia e sapienza.
Fu un atto di perfetta giustizia che la nostra natura, che volontariamente si era asservita e abbattuta, dovesse nuovamente entrare nella lotta per ottenere la vittoria e liberarsi dalla sua schiavitù volontaria. Perciò Dio degnò di ricevere la nostra natura da noi, unendosi ipostaticamente ad essa in modo meraviglioso. Ma era impossibile che quella Natura Altissima, la cui purezza è incomprensibile alla ragione umana, si unisse a una natura peccatrice prima che fosse purificata. Perciò, per il concepimento e la nascita del Donatore della purezza, era necessaria una Vergine perfettamente immacolata e Purissima.
Oggi celebriamo la memoria delle cose che contribuirono, anche una sola volta, all’Incarnazione. Colui che è Dio per natura, il Verbo e Figlio co-inizio e coeterno del Padre trascendente, diviene Figlio dell’uomo, Figlio dell’Ever-Vergine. Gesù Cristo, lo stesso ieri, oggi e per sempre (Eb 13,8), immutabile nella sua divinità e irreprensibile nella sua umanità, Egli solo — come profetò Isaia — «non commise ingiustizia e non vi fu inganno sulle sue labbra» (Is 53,9). Egli solo non fu generato nell’iniquità né concepito nel peccato, a differenza di quanto dice il profeta Davide riguardo a sé stesso e a ogni altro uomo (Sal 50/51,7). Perfettamente puro anche in ciò che assunse, non ebbe bisogno di essere purificato. Ma per il nostro bene accettò purificazione, sofferenza, morte e risurrezione, affinché potesse trasmetterle a noi.
Dio nasce dalla Vergine immacolata e santa, anzi, dalla Vergine Purissima e Tutta-Santa. Ella è al di sopra di ogni contaminazione carnale e persino di ogni pensiero impuro. Il suo concepimento non derivò da desiderio carnale, ma dall’ombra dello Spirito Santo. Tale desiderio le era del tutto estraneo; fu con preghiera e prontezza spirituale che dichiarò all’angelo: «Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38), e così concepì e diede alla luce. Per rendere la Vergine degna di questo sublime scopo, Dio designò questa figlia sempre vergine, oggi lodata da noi, fin dall’eternità, scegliendola tra i suoi eletti.
Volgi allora la tua attenzione al punto in cui ebbe inizio questa scelta. Tra i figli di Adamo, Dio scelse il meraviglioso Set, che mostrò sé stesso come un cielo vivente grazie al suo comportamento e alla bellezza delle sue virtù. Per questo fu scelto, e da lui sarebbe fiorita la Vergine come carro adeguato di Dio. Ella era necessaria per dare alla luce e per chiamare gli esseri terreni alla figliolanza celeste. Per questo anche tutta la discendenza di Set fu chiamata figli di Dio, perché da quella stirpe sarebbe nato come “figlio dell’uomo” il Figlio di Dio. Il nome Set significa sollevamento o risurrezione, o più precisamente indica il Signore, che promette e dona vita immortale a coloro che credono in Lui.
E quanto precisa è questa analogia! Set nacque da Eva, come ella stessa disse, al posto di Abele, che Caino uccise per gelosia (cf. Gen 4,25); e Cristo, il Figlio della Vergine, nacque per noi al posto di Adamo, che l’autore del male pure uccise per gelosia. Ma Set non risuscitò Abele, poiché era solo figura della risurrezione. Nostro Signore Gesù Cristo invece risuscitò Adamo, poiché Egli è la stessa Vita e Risurrezione degli esseri terreni, per i quali i discendenti di Set ricevono l’adozione divina nella speranza e sono chiamati figli di Dio. Fu a causa di questa speranza che furono chiamati figli di Dio, come è evidente in colui che per primo fu così chiamato, il successore nella scelta: Enos, figlio di Set, che — come scrive Mosè — «per primo sperò di invocare il Nome del Signore» (Gen 4,26).
In questo modo la scelta della futura Madre di Dio, a partire dai primi figli di Adamo e procedendo lungo tutte le generazioni del tempo, per la Provvidenza di Dio passa attraverso il profeta e re Davide e i suoi successori nel regno e nella stirpe. Quando giunse il tempo scelto, allora dalla casa e dalla discendenza di Davide Dio scelse Gioacchino e Anna. Sebbene fossero senza figli, per la loro vita virtuosa e il loro buon carattere erano i migliori tra tutti i discendenti della stirpe di Davide. E quando in preghiera chiesero a Dio di liberarli dalla loro sterilità e promisero di consacrare il loro figlio a Dio fin dall’infanzia, fu Dio stesso ad annunciare e a concedere loro la Madre di Dio come figlia, affinché da tali genitori virtuosi nascesse una figlia ancor più virtuosa. In questo modo la castità unita alla preghiera giunse a compimento generando la Madre della verginità, che diede alla luce nella carne Colui che era nato dal Padre prima dei secoli.
Ora, quando i giusti Gioacchino e Anna videro che il loro desiderio era stato esaudito e che la promessa divina si era realizzata, essi, come veri amanti di Dio, si affrettarono a compiere il voto fatto a Dio non appena la fanciulla fu svezzata. Condussero questa creatura veramente santificata da Dio, ora Madre di Dio, questa Vergine, nel Tempio di Dio. Ed Ella, colma di doni divini anche a un’età così tenera… fu Lei stessa più di ogni altro a determinare quanto veniva compiuto su di Lei. Nel suo comportamento mostrò che non fu tanto presentata al Tempio, quanto piuttosto che entrò volontariamente al servizio di Dio, come se avesse ali, anelando a questo amore sacro e divino. Ella considerò desiderabile e conveniente entrare nel Tempio e dimorare nel Santo dei Santi.
Perciò il Sommo Sacerdote, vedendo che questa fanciulla, più di chiunque altro, possedeva la grazia divina, desiderò collocarla nel Santo dei Santi. Egli convinse tutti a rallegrarsi di ciò, poiché Dio stesso l’aveva disposto e approvato. Attraverso il suo angelo, Dio sostenne la Vergine e le inviò cibo mistico, con il quale Ella fu rafforzata nella natura, mentre nel corpo cresceva e diventava più pura e più alta degli angeli, avendo gli spiriti celesti come servitori. Fu condotta nel Santo dei Santi non solo una volta, ma fu accolta da Dio a dimorarvi con Lui durante la sua giovinezza, affinché attraverso di Lei le dimore celesti fossero aperte e concesse come eterna abitazione a coloro che credono nel suo miracoloso parto.
Così è, ed è per questo che Ella, dall’inizio dei tempi, fu scelta tra i prescelti. Colei che si manifesta come il Santo dei Santi, che ha un corpo più puro persino degli spiriti purificati dalle virtù, è capace di ricevere… il Verbo ipostatico del Padre senza principio. Oggi l’Ever-Vergine Maria, come un tesoro di Dio, è riposta nel Santo dei Santi, affinché al tempo opportuno — come poi accadde — Ella servisse da arricchimento e ornamento per tutto il mondo. Perciò anche Cristo Dio glorifica sua Madre, prima della nascita e dopo la nascita.
Noi, che comprendiamo la salvezza iniziata per il nostro bene attraverso la Beatissima Vergine, le rendiamo grazie e lode secondo la nostra capacità. E davvero, se la donna riconoscente — di cui parla il Vangelo — dopo aver ascoltato le parole salvifiche del Signore, benedisse e ringraziò sua Madre, alzando la voce sopra la folla e dicendo a Cristo: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che hai succhiato» (Lc 11,27), allora noi, che abbiamo le parole della vita eterna scritte per noi, e non solo le parole, ma anche i miracoli, la Passione, la risurrezione della nostra natura dalla morte, la sua ascesa dalla terra al Cielo, e la promessa di vita immortale e salvezza incorruttibile, come potremmo non innalzare incessantemente inni e benedizioni alla Madre dell’Autore della nostra salvezza e del Donatore della vita, celebrando il suo concepimento e la sua nascita e ora la sua Entrata nel Santo dei Santi?
Ora, fratelli, distogliamoci dalle cose terrene per volgere alle celesti. Cambiamo la nostra via dalla carne allo spirito. Mutiamo il nostro desiderio dalle cose temporali a quelle che durano. Disprezziamo i piaceri carnali, che servono da lusinghe per l’anima e presto svaniscono. Desideriamo i doni spirituali, che rimangono senza diminuire. Rivolgiamo la nostra mente e la nostra attenzione dalle preoccupazioni terrene e innalziamole ai luoghi inaccessibili del Cielo, al Santo dei Santi, dove ora dimora la Madre di Dio.
Così, in tal modo, i nostri canti e le nostre preghiere a Lei giungeranno, e mediante la sua mediazione diventeremo eredi delle benedizioni eterne che verranno, per la grazia e l’amore per gli uomini di Colui che nacque da Lei per il nostro bene, il nostro Signore Gesù Cristo, al quale siano gloria, onore e adorazione, insieme con il suo Padre senza principio e il suo Spirito coeterno e datore di vita, ora e sempre e nei secoli dei secoli.
Amen.

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