Storia del Suddiaconato nella Chiesa Ortodossa

 Dopo aver conosciuto la storia del Lettore nella Chiesa, è giunto il momento di approfondire anche il ruolo del Suddiacono, chiamato anche ipodiacono, il rango clericale che precede il diaconato. 

Il Suddiacono (Ὑποδιάκονος) esiste fin dai primi secoli della Chiesa. Filone di Alessandria (45 d.C.), il filosofo giudaizzato del I secolo, nel suo Commento all'Antico Testamento scrive che la parola "ipodiacono" era utilizzata per indicare il servitore del re o del tempio di Salomone, che lui trova in 1Ezra 8:20 [1]. Filone si recò spesso ad offrire sacrifici al Tempio di Gerusalemme, quindi è probabile che abbia anche conosciuto Gesù Cristo poco prima della morte. Fra gli autori cristiani dei primi secoli, i suddiaconi sono menzionati nelle Istituzioni Apostoliche attribuite a san Clemente di Roma (+95) e nelle epistole di san Cipriano di Cartagine nel III secolo [2] e nella celebre lettera di papa Cornelio (+255) a Fabio arcivescovo di Antiochia; il papa descrive la curia romana del III secolo, menzionando 46 sacerdoti, 7 diaconi e 7 suddiaconi, numero che poi rimarrà nella formazione dei cardinali [3].  Dal punto di vista canonico, i suddiaconi entrano storicamente nel clero con il canone XXI di Laodicea (361 d.C.). 

 


Due ipodiaconi portano il dichirio e trichirio mentre il diacono legge il Vangelo. 

Il suddiaconato si sviluppò particolarmente nelle grandi metropoli imperiali giacché la loro presenza era condizionata dalla grandezza delle comunità cristiane presso le quali svolgevano servizio. In Occidente nacque la tradizione di non avere più di sette diaconi per città, al fine di mantenere il numero dei diaconi così come ordinati dagli Apostoli (cfr. Atti 6:3). Quindi, gli ipodiaconi presero alcuni uffici minori dei diaconi per snellire la loro diaconìa. Nelle lettere di san Cipriano si nota come i lettori e i suddiaconi potessero sposarsi dopo l'ordinazione, poiché era invalso l'uso di ordinare a questi ruoli fin dall'infanzia. Questo permetteva quindi ai ragazzi che volessero diventare preti uxorati di potersi prendere una moglie prima del diaconato. Per quanto riguarda l'Oriente, i suddiaconi erano considerati clero maggiore (insieme con diaconi e sacerdoti) fino al XIII secolo, quando il patriarca di Costantinopoli Manuele Sarantenos (+1222) decise di includerli nel clero minore e l'ordinazione al suddiaconato fu spostata nel centro della navata (come per i lettori, i lampadari e il resto dei chierici minori). Ma qual è lo storico ruolo del suddiaconato? 

Secondo le Costituzioni Apostoliche, le quali dettano anche la preghiera dell'ordinazione, il ruolo del suddiacono è quello di "condurre i sacri vasi" e di curare il Tabernacolo [4]. Col tempo, mentre moriva la pratica dell'ostiariato, i suddiaconi presero su di sé anche l'onere di gestire le masse durante l'eucarestia e di chiudere le porte della chiesa, mandando fuori i catecumeni e i penitenti. Al giorno d'oggi, i suddiaconi nella Chiesa Ortodossa compiono quello che è il servizio d'altare, in tutto e per tutto identici all'accolito: non possono più portare i vasi sacri e svolgono solo mansioni secondarie come preparare il turibolo, portare lampade e turiboli durante le processioni, e si occupano della pulizia della chiesa e dell'altare. Tuttavia, sebbene non portino più l'Oblazione all'offertorio, i suddiaconi possono toccare l'altare e i vasi sacri per la loro pulizia. Il suddiacono veste lo sticario, la lunga tunica, e l'orarion (la fascia) incrociato. 

Al giorno d'oggi, i suddiaconi si trovano specialmente nelle cattedrali, presso le quali aiutano la vestizione del vescovo dopo l'ingresso in chiesa, e svolgono principalmente le mansioni di accolitato. Nelle parrocchie generalmente il ruolo di suddiacono è ricoperto da un uomo o da un adolescente non ordinato, anche se noi ci sentiamo di condannare tale pratica anti-tradizionale, e speriamo che ritorni l'antica e giusta prassi di non far entrare in altare uomini non ordinati. 

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NOTE

1) Filone di Alessandria, De vita Mos. 1. 84

2) Cipriano di Cartagine, Lettera 34. 4

3) Eusebio di Cesarea. Historia Ecclesiastica . Libro VI 43. 11

4) Const. Ap. VIII 21

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