La Ventiduesima Domenica dopo Pentecoste - "L'indemoniano dei Geraseni"

 Siamo giunti alla domenica ventiduesima di Pentecoste, quando la Chiesa commemora l'esorcismo operato dal Redentore nella regione dei Geraseni: Luca 8:26-39. 

Approdarono nella regione dei Gerasèni, che sta di fronte alla Galilea. Era appena sceso a terra, quando gli venne incontro un uomo della città posseduto dai demòni. Da molto tempo non portava vestiti, né abitava in casa, ma nei sepolcri. Alla vista di Gesù gli si gettò ai piedi urlando e disse a gran voce: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio Altissimo? Ti prego, non tormentarmi!». Gesù infatti stava ordinando allo spirito immondo di uscire da quell'uomo. Molte volte infatti s'era impossessato di lui; allora lo legavano con catene e lo custodivano in ceppi, ma egli spezzava i legami e veniva spinto dal demonio in luoghi deserti. Gesù gli domandò: «Qual è il tuo nome?». Rispose: «Legione», perché molti demòni erano entrati in lui.  E lo supplicavano che non ordinasse loro di andarsene nell'abisso. Vi era là un numeroso branco di porci che pascolavano sul monte. Lo pregarono che concedesse loro di entrare nei porci; ed egli lo permise. I demòni uscirono dall'uomo ed entrarono nei porci e quel branco corse a gettarsi a precipizio dalla rupe nel lago e annegò. Quando videro ciò che era accaduto, i mandriani fuggirono e portarono la notizia nella città e nei villaggi. La gente uscì per vedere l'accaduto, arrivarono da Gesù e trovarono l'uomo dal quale erano usciti i demòni vestito e sano di mente, che sedeva ai piedi di Gesù; e furono presi da spavento.  Quelli che erano stati spettatori riferirono come l'indemoniato era stato guarito. Allora tutta la popolazione del territorio dei Gerasèni gli chiese che si allontanasse da loro, perché avevano molta paura. Gesù, salito su una barca, tornò indietro. L'uomo dal quale erano usciti i demòni gli chiese di restare con lui, ma egli lo congedò dicendo: «Torna a casa tua e racconta quello che Dio ti ha fatto». L'uomo se ne andò, proclamando per tutta la città quello che Gesù gli aveva fatto. [Luca 8,26-39]


Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

È un frammento della Scrittura estremamente triste e doloroso, quello che leggiamo oggi, perché anche se il Salvatore allontana da un uomo gli spiriti immondi che si erano impadroniti di lui, Egli viene bandito dalla rispettiva terra per l'atto commesso. Invece di rallegrarsi per quanto accaduto, chiedono a Cristo di essere privato della Sua presenza. Questo ci rivela che anche loro erano posseduti dai diavoli, poiché trascorrere del tempo con il Signore non porta loro pace e tranquillità. Da qui dobbiamo ricordare che se non lasciamo che Cristo entri in noi, trascorra del tempo con noi, il diavolo sarà presente al suo posto. Ciò che è ancora più doloroso è che i demoni vedono Dio in Cristo, mentre le persone, anche dopo il miracolo, non aprono gli occhi sulla Sua divinità.

Non molto è cambiato da quel tempo, ma lo stesso Signore, parlando dei demoni, ebbe a commentare sulle generazioni umane:

Quando lo spirito immondo esce da un uomo, se ne va per luoghi aridi cercando sollievo, ma non ne trova. Allora dice: Ritornerò alla mia abitazione, da cui sono uscito. E tornato la trova vuota, spazzata e adorna. Allora va, si prende sette altri spiriti peggiori ed entra a prendervi dimora; e la nuova condizione di quell'uomo diventa peggiore della prima. Così avverrà anche a questa generazione perversa. [Matteo 12:43-45]

Il deserto è oltre che un luogo fisico anche un luogo spirituale. Per questo si dice che gli asceti vivono in un deserto perenne. Che tu sia in Siberia, in Africa o in qualsiasi altra parte del mondo, il cristiano asceta vive come nel deserto. Questo perché nella sua lotta ascetica, le passioni e i demoni lo tormentano come la fame, la sete, il caldo, il freddo, la solitudine... tutte le emozioni e i bisogni umani si manifestano come necessità che distruggono la quiete della preghiera e del raccoglimento. Scopriamo di avere bisogni che non abbiamo mai avuto. Scopriamo di albergare pensieri nella nostra mente che non abbiamo mai percepito. Questo perché i demoni non sopportano di perdere un'anima, e ci spingono con tutta la loro forza verso l'abisso. In particolare, gli spiriti impuri amano la distruzione e godono nel vedere la morte sia spirituale che fisica degli esseri umani. Per quello gli spiriti impuri spingono gli uomini e le donne ad abbandonare la civiltà e a vagare senza meta, spesso in luoghi impraticabili. I santi monaci del deserto andarono spontaneamente verso l'arida desolazione delle sabbie, proprio come dei soldati coraggiosi, per combattere sul posto i loro nemici. In questo Vangelo, Cristo raggiunge una zona arida di Gedara, dove pascolavano dei maiali, presso una scogliera: abbiamo visto come l'intero episodio potrebbe essere una allegoria del battesimo delle genti pagane, ma abbiamo altre chiavi di lettura. 

L'umanità non ha ancora imparato la legge dell'Amore e come applicarla secondo i comandamenti di Dio. L'Umanità è felice della sua piccolezza, dei suoi traguardi angusti, della sua vanagloria. Gli abitanti di Gedara cacciano Cristo perché, dicono i biblisti di oggi, ha "ucciso" i loro maiali con questo esorcismo. A pensarci, per gli ebrei i maiali sono un animale impuro, che non si può mangiare. E allora perché pascolavano cinquemila maiali a Gedara? Perché la carne era ben pagata dai soldati romani presenti in Palestina. Ecco che quindi si scopre anche un danno economico che Cristo ha fatto permettendo a Legione di entrare nel branco di porci. Invece di ringraziare il Signore per aver liberato un indemoniato e avergli dato la libertà dell'anima, i Geraseni sono preoccupati di un banale ritorno materiale. Non vedono oltre i propri occhi pieni di avarizia. Questi uomini hanno avuto Iddio incarnato dinnanzi, ma non hanno visto altro che un danno economico. Si sono spaventati, dice la Scrittura. Come ci si può spaventare del Bene? Come si può aver terrore della Bontà incarnata? Questo perché il Signore è anche Giusto, non solo Misericordioso. Il volto del Redentore, così austero, forte, potente, luminoso, non era una visione cui i Geraseni erano pronti. Non avevano illuminazione spirituale. Gli abitanti di Gedara non aspettavano nei loro cuori alcun incontro mistico. Quindi, la presenza del Salvatore era troppo per loro. Anche oggi succede a tutti noi che abbiamo pensieri per minuzie materiali, e preferiamo un ritorno immediato, monetario o di altro guadagno, piuttosto che una conquista spirituale. Non ci siamo spostati di un passo rispetto a duemila anni fa. 

Oltre all'ingratitudine dei Geraseni, che è un peccato gravissimo contro la Provvidenza, notiamo invece il frutto della gratitudine: il guarito vuole diventare un discepolo del Salvatore. Il Signore lo giudica pronto per una missione specifica: narrare la guarigione che ha ottenuto e glorificare quindi il Nome di Dio. E l'ex-indemoniato, ormai libero, corre per tutta la città di Gedara ad annunciare il potere taumaturgico di Cristo. Ecco come lo spirito cristiano agisce nel mondo! Non possiamo contenere la nostra gioia spirituale. Non possiamo. Quindi il Signore ci invita semplicemente a viverla. Non nascondiamoci nell'ombra, ma manifestiamo le opere del Signore e cantiamo la sua gloria. 

Impariamo quindi oggi l'amore semplice dell'ossesso liberato e liberiamoci dal cancro dell'ingratitudine e della avarizia, affinché possiamo farci tesori in Cielo. Amen. 


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